La Fiat metterà in mobilità nella fabbrica di Pomigliano 19 lavoratori per poter rispettare l’ordinanza della Corte d’Appello di Roma che obbliga ad assumere i 19 dipendenti di Fiat Group Automobiles iscritti alla Fiom che hanno presentato ricorso per presunta discriminazione. Lo rende noto l’azienda in un comunicato.
La Fiat “é consapevole della situazione di forte disagio che si è determinata all’interno dello stabilimento di Pomigliano, sfociata in una raccolta di firme con la quale moltissimi lavoratori hanno manifestato comprensibile preoccupazione”, si legge nella nota sull’ordinanza della Corte d’Appello di Roma. “L’impegno dell’azienda – si legge nella nota – è quello di individuare la soluzione che consenta di eseguire l’ordinanza creando il minor disagio possibile a tutti quei dipendenti che hanno condiviso il progetto e, con grande entusiasmo e spirito di collaborazione, sono stati protagonisti del lancio della Nuova Panda”. “L’azienda ha da tempo sottolineato – prosegue il comunicato – che la sua attuale struttura è sovradimensionata rispetto alla domanda del mercato italiano ed europeo da mesi in forte flessione e che, di conseguenza, ha già dovuto fare ricorso alla cassa integrazione per un totale di venti giorni. Altri dieci sono programmati per fine novembre”.
La Fiom di Napoli si augura che gli altri sindacati non firmino la procedura di mobilità annunciata dall’azienda. E per i lavoratori iscritti alla Fiom questo è l’ennesimo tentativo dell’azienda di cercare di divider ei lavoratori. Per i lavoratori, infatti, “se l’assunzione di 19 persone per l’ad Marchionne è un problema, figuriamoci cosa sarà l’assunzione degli oltre 2000 in cassa integrazione che attendono di entrare in Fabbrica Italia Pomigliano entro luglio del prossimo anno. Mi auguro che questa cosa non passi nel silenzio delle istituzioni e degli altri sindacati, che dovrebbero avere reazioni immediate per quest’annuncio”.
Per i 19 lavoratori di Pomigliano per i quali la Fiat è pronta al licenziamento per poter adempiere alla sentenza per l’assunzione di 19 lavoratori iscritti alla Fiom potrebbero non esserci in requisiti per avere la mobilità, ha spiegato il segretario nazionale Uilm, Giovanni Sgambati. La legge prevede infatti che per ottenere l’indennità si sia in possesso di almeno 12 mesi di anzianità aziendale di cui almeno sei di effettivo lavoro. Nella newco di Pomigliano, spiega il sindacalista, le prime assunzioni sono state effettuate a novembre 2011.
Per il responsabile nazionale auto della Fiom, Giorgio Airaudo l’azienda ha “un atteggiamento ritorsivo, un comportamento antisindacale e propone un licenziamento illegittimo”. Il sindacalista poi teme che la Fiat voglia nascondere, dietro la sentenza dei 19, la volontà di non riassorbire tutti i lavoratori a Pomigliano. Perché se non si possono riassumere 19 operai, non vedo come possano rientrare di qui a luglio 2013 i 2300 che sono fuori. Non vorrei che si usasse questa vicenda” ha proseguito il sindacalista, invitando “tutti i sindacati a respingere questa provocazione tutti insieme”.
Per la Fim Cisl “questa è l’ennesima dimostrazione che la via dei tribunali non porta risultati, mentre quella del negoziato è capace di risolvere anche i conflitti più duri”. Per i metalmeccanici della Cisl “i lavoratori non devono pagare questo prezzo”, per questo i sindacati invieranno immediatamente a Fiat la lettera di convocazione urgente d’incontro e avanzeranno la richiesta di ritiro della procedura. Infine, la Fim invita la Fiom a fermarsi, riflettere e a rientrare in gioco con le altre organizzazioni sindacali.
“Siamo seriamente preoccupati per quello che potrebbe accadere nello stabilimento di Pomigliano”, ha dichiarato il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella, secondo cui “i giudici quando emettono sentenze che riguardano siti produttivi, nei quali si sta già faticosamente portando avanti un progetto industriale, si dovrebbero domandare con maggiore attenzione quali potrebbero essere le conseguenze delle loro decisioni. I 19 dipendenti che saranno messi in mobilità, infatti, non avranno più il lavoro”. “Quello che sta accadendo nello stabilimento campano – conclude Centrella – è semplicemente aberrante perché i lavoratori vengono messi gli uni contro gli altri”. (FRN)