E’stato firmato ieri da tutte le parti sociali, tranne la Cgil, l’accordo sulla produttività. L’intesa prevede il depotenziamento del contratto nazionale e il rafforzamento del secondo livello. Le parti sociali potranno scegliere di quale secondo livello discutere: o quello territoriale, più congegnale alle piccole imprese o quello aziendale preferito dalle grandi imprese. Le parti hanno stabilito che il contratto collettivo nazionale di lavoro dovrò perseguire la semplificazione normativa e prevedere una chiara delega al secondo livello di contrattazione delle materie e delle modalità che possono incidere positivamente sulla crescita della produttività, quali gli istituti contrattuali che disciplinano la prestazione lavorativa, gli orari e l’organizzazione del lavoro. Una quota degli aumenti contrattuali decisi con il contratto nazionale potranno essere spostati sul secondo livello. Tale quota resterà parte integrante dei trattamenti economici comuni a tutti i lavoratori rientranti nel settore di applicazione dei contratti nazionale laddove non vi fosse o venisse meno la contrattazione decentrata.
Sono previsti anche il demansionamento e la flessibilità degli orari. Sono due nuovi istituti contrattuali che potranno essere introdotti solo facendo ricorso alla contrattazione collettiva. Nel senso che l’imprenditore non potrà adottarli in modo unilaterale. Nel documento si legge che ci sarà “l’affidamento alla contrattazione collettiva rispetto alle tematiche relative all’equivalenza delle mansioni, alla integrazione delle competenze, presupposto necessario per consentire l’introduzione di modelli organizzativi più adatti a cogliere e promuovere la produttività”.
L’aumento di produttività non passa solamente attraverso più soldi, ma anche utilizzando regole migliori nella vita delle aziende. L’intesa prevede l’introduzione di nuove norme per le rappresentanze sindacali in modo da garantire l’effettiva democrazia e il rispetto degli accordi raggiunti a maggioranza. Si prevede poi che l’intera materia dovrà essere disciplinata con un accordo e un regolamento integrativo in attuazione dei principi contenuti nel patto interconfederale del 28 giugno.
Si chiede anche un rilancio dell’istruzione tecnico professionale. Viene richiesto un maggiore coordinamento tra il sistema della formazione pubblica e quello della formazione privata, per ottimizzare le risorse e migliorare i risultati. Le parti sociali si impegnano ad avviare un confronto per incentivare la partecipazione dei lavoratori in azienda.
Nel documento si fa poi riferimento alla riforma del lavoro portata avanti dal ministro Elsa Fornero. Le parti hanno chiesto l’avvio di un confronto per verificare gli effetti della riforma, sulla quale continuano a esserci notevoli perplessità specialmente da parte di alcuni sindacati. (LF)