Positivo per la Cisl Fp l’incontro di oggi al Dipartimento della Funzione Pubblica dove è continuato il confronto sui precari della pubblica amministrazione.
L’ipotesi che riprende la posizione da sempre avanzata dalla federazione del pubblico impiego Cisl è quella di procedere velocemente verso l’approvazione di un Ccnq per ridefinire il quadro delle possibili soluzioni, all’interno di una disciplina organica delle forme di flessibilità in entrata per il pubblico impiego e di un riallineamento con le norme previste dalla riforma Fornero per il settore privato. Su questo punto va peraltro sottolineato che l’atto di indirizzo predisposto dal Ministero della Pa sta ultimando il suo percorso di autorizzazione per essere inviato all’Aran.
In attesa del Ccnq, il percorso per mantenere i posti di lavoro dei lavoratori con contratto in scadenza e consentire la continuità dei servizi pubblici a rischio paralisi, è affidato ad una proroga fino al 30 luglio dei rapporti a tempo determinato che dovrebbe arrivare attraverso un emendamento alla legge di stabilità. Estensione che, come previsto per il privato dalla riforma Fornero, sarebbe affidata alla contrattazione di secondo livello. Mentre resterebbe valida la possibilità di proroga, laddove le condizioni economiche degli enti lo consentano, delle altre forme contrattuali non standard (come i co.co.co.). Altro punto qualificante discusso al tavolo, è la previsione di una norma a regime, questa volta affidata ad un Dpcm, che assicurerebbe a chi ha totalizzato 36 mesi di lavoro a termine presso un amministrazione pubblica, un titolo preferenziale o una riserva di posti (a seconda dei profili e dei comparti) da far valere in sede di concorso pubblico.
“Sosteniamo con forza la necessità di giungere velocemente alla sottoscrizione di un Contratto quadro” sottolinea la Cisl Fp, “che è poi la soluzione che abbiamo sempre sostenuto. Da un lato perché sarebbe legittimata dalla legge, ma definita e declinata a livello territoriale, in modo da non incagliarsi nella lesione dell’autonomia di regioni ed enti locali come invece succederebbe con una legge nazionale. Dall’altro perché, evitando soluzioni pasticciate o non sostenibili, garantirebbe la tenuta dei livelli occupazionali e gli standard dei servizi pubblici ai cittadini”.
“Per questo continueremo a batterci, al tavolo di Palazzo Vidoni dove lunedì prossimo è previsto un nuovo incontro, ma anche a livello territoriale e di singolo posto di lavoro affinchè i lavoratori abbiano le giuste garanzie occupazionali ma nel quadro di un processo di riorganizzazione degli enti pubblici che renda loro giustizia e prospettiva professionale”.