Domenica, parlando a Torino, Sergio Marchionne ha sostenuto che i problemi di rapporto con la Fiom sono inziati con l’arrivo di Maurizio Landini al vertice della categoria. Gianni Rinaldini è stato il predecessore di Landini, ha guidato le tute blu fino al 2010. Il Diario gli ha chiesto se è vero quel che dice l’Ad Fiat.
Allora, Rinaldini, la “sua” Fiom andava d’amore e d’accordo con Fiat?
Marchionne è patetico nel suo tentativo di personalizzare lo scontro addossando le responsabilità a Landini. Rappresentare così il rapporto tra la Fiat e la Fiom è ridicolo. La rottura con noi avvenne già nel 2008, sul contratto dei metalmeccanici, ed ero proprio io il segretario generale della Fiom.
Quindi le tensioni con Fiat sono causa sua?
La colpa solo di Marchionne. Vada a leggersi i giornali del tempo. Troverà alcune sue dichiarazioni molto istruttive.
Mi aiuti a ricostruire…
Nel 2008, nel corso delle trattative per il rinnovo del contratto, la Fiat dimostrò chiaramente di voler puntare alla gestione unilaterale di alcuni temi, tra cui l’orario di lavoro. Però in Federmeccanica restò isolata: gli altri industriali non condividevano quella linea. Infatti il contratto venne firmato, unitariamente, contro il volere del Lingotto. Negli ultimi incontri il loro rappresentante, Rebaudengo, nemmeno partecipò più al negoziato: tanto per dirle il clima. Dopo quella firma, Marchionne disse testualmente che per quanto lo riguardava quello sarebbe stato l’ultimo contratto nazionale unitario.
Poi, nel 2010, arriva il Piano fabbrica Italia. Lei, come capo della Fiom, che giudizio ne diede?
Dissi che era un piano folle. Si basava sul presupposto che il mercato dell’auto in Germania sarebbe crollato, e che la Fiat, restando ferma due anni senza fare nuovi modelli, nel 2012 avrebbe raccolto i frutti, conquistando le quote di mercato perdute dalla Volskwagen. La Fiom obiettòche una cosa del genere non stava in piedi. Marchionne fece il diavolo a quattro, ma alla fine avevamo ragione noi: come chiunque può constatare oggi.
Marchionne domenica ha anche sostenuto che vorrebbe sindacati uniti. Lei che ne dice?
Ma se ha fatto di tutto per dividerci! E non solo noi. E’ anche uscito da Confindustria, ricorda? E sempre per via di quel contratto del 2008 che ha dovuto subire a forza. Il suo problema è che ha in mente un modello di relazioni industriali all’americana, e non sa rapportarsi con un sindacato come la Fiom.
Eppure l’Ad Fiat è piaciuto a molti, anche a sinistra. E ancora piace.
Non sono mai stato tra i suoi fans. Conoscendo la Fiat, sapevo che prima o poi si sarebbe arrivati al punto.
Mi scusi se insisto: però è grazie a Marchionne se la Fiat è sopravissuta ai disastri famigliari degli Agnelli, ai tentativi di Giuseppe Morchio di impossessarsi del gruppo, al fallimento finanziario, sfiorato almeno due volte negli ultimi dieci anni. E negli Usa è molto stimato.
Marchionne è stato certamente abile sul piano finanziario, anche se operazioni come il convertendo del 2005 erano molto discutibili, come la Fiom non mancò di denunciare a suo tempo. Ma è del tutto inadeguato quanto si tratta di sviluppo industriale. Infatti, oggi il Lingotto è praticamente scomparso dal mercato europeo dell’auto, se n’è accorta?
Nunzia Penelope