Si accentuano gli andamenti divergenti tra le economie dell’area euro, con la Germania che ha imboccato la ripartenza mentre altri paesi, tra cui l’Italia e la Francia, che invece restano in recessione e con dinamiche che a volte risultano perfino peggiorate. Questo il quadro in chiaroscuro che emerge dai dati definitivi dell’indice tra i responsabili degli approvvigionamenti delle imprese per gennaio. “La crisi rallenta nell’eurozona – afferma la società di ricerche Markit Economics con un comunicato – ma le divergenze a livello nazionale aumentano a livelli record”.
Il Purchasing managers index (Pmi) per l’insieme di aziende di manifatturiero e terziario si è attestato a 48,6 punti, in rialzo dai 47,2 punti di dicembre e segnando un valore leggermente superiore a quanto indicato nella stima preliminare e alle attese medie degli analisti. Resta comunque inferiore ai 50 punti, la soglia limite tra crescita e recessione dell’attività. Oggi Markit ha completato il quadro con i dati relativi alle imprese del terziario, in questo caso l’indice Pmi è risalito a 48,6 punti, dai 47,8 punti di dicembre. Per l’Italia l’indice Pmi composito si è leggermente indebolito, a 45,4 punti è tornato ai minimi da 2 mesi.
E intanto l’occupazione “rimane in piena depressione”, dice Markit. I tagli al personale sono continuati per il tredicesimo mese consecutivo, e ad un tasso che risulta essere il maggiore in oltre tre anni. Se la Germania ha solo segnalato un leggero calo di personale, i tassi di perdita di posti di lavoro rimangono alti ed aumentano in Francia, Italia e Spagna.