Nei giorni scorsi è stato rinnovato l’integrativo territoriale per le imprese del settore legno-arredo di Pordenone, accordo innovativo che permette al settore di affrontare la crisi riducendo i costi del lavoro con un aumento reale del salario attraverso il welfare integrativo. Una scelta all’avanguardia in campo di contrattazione territoriale che l’Unione Industriali Pordenone rivendica come una delle prime in assoluto. È stata così confermata una tradizione che ha visto l’accordo per l’area legno-arredo di Pordenone del 5 novembre 2004 risultare vincitore del premio indetto nel 2008 da Il diario del lavoro per il miglior accordo di secondo livello degli ultimi anni.
Paolo Candotti, direttore generale dell’Unione Industriali Pordenone, è un buon integrativo?
Assolutamente sì. È importante perché dimostra che in situazioni di crisi si può fare contrattazione a livello territoriale e le relazioni industriali possono essere lo strumento per rilanciare la competitività anziché un ostacolo. Tutto questo rientra nello spirito che ha preceduto questo rinnovo, figlio del protocollo firmato il 5 novembre del 2011 che aveva l’obiettivo di individuare azioni di rilancio per il settore manifatturiero, e di un successivo avviso comune del settembre 2012, più tecnico, in cui venivano affrontati alcuni strumenti per lo sviluppo e l’aggiornamento della contrattazione territoriale.
Il territorio di Pordenone gode di una lunga tradizione in fatto di accordi territoriali.
Sì, a metà anni ’90 il settore ebbe uno sviluppo tumultuoso e la contrattazione svolse il ruolo di armonizzare la dinamica retributiva e il costo del lavoro. Ci fu una crescita esponenziale dei salari e un aumento dei minimi contrattuali con imprese che si contendevano le professionalità finché con un protocollo condiviso si fissarono delle regole. Verso la fine del 2008-inizio 2009 il settore, che occupava circa 12mila persone, entrò in crisi profonda con un calo del fatturato del 25-30% e una perdita di occupazione di 2mila persone, oltre quelle in cassa integrazione.
E cosa è successo?
Il settore ha iniziato a presentare processi di trasformazione, internazionalizzazione, deindustrializzazione, modernizzazione, aggiornamento delle competenze necessarie. L’integrativo che abbiamo sottoscritto per il territorio di Pordenone ha come primo obiettivo quello di accompagnare questi processi di ristrutturazione e di ricorso agli ammortizzatori sociali. La contrattazione ha dimostrato così di essere un importante strumento per recuperare efficienza.
Quali sono i punti qualificanti dell’intesa?
Ci sono alcune importanti novità. L’accordo si basa su principi chiave che si ricollegano a schemi contrattuali definiti a livello territoriale. Ad esempio il premio di produttività è legato a indicatori quali flessibilità, redditività, qualità e produttività che possono valere per tutte le aziende. Le pmi che non hanno contrattazione integrativa, infatti, possono applicare questi schemi predefiniti, scegliendo la forma della contrattazione territoriale. Altre novità consistono nell’introduzione di forme di welfare aziendale e in una serie di misure per ridurre il costo del lavoro.
Cosa offrite sul piano del welfare?
Incrementi di salario reale attraverso la sanità e la previdenza integrative, i buoni spesa e buoni mensa.
Quali misure avete individuato per ridurre i costi del lavoro?
Per le aziende in fase di ristrutturazione, che si impegnano a non effettuare licenziamenti collettivi, c’è la possibilità di rendere variabile una parte fissa del salario e collegarla a obiettivi di miglioramento di produttività. Inoltre, per i nuovi assunti con contratto a termine o in somministrazione non è prevista erogazione del terzo elemento retributivo, oltre che incentivata la defiscalizzazione.
Come sono stati i rapporti con i sindacati?
Abbiamo avuto una lunga discussione, ma alla fine c’è stata una sostanziale adesione alla riforma della contrattazione territoriale, dal momento che i sindacati hanno compreso il contesto di crisi in cui si trovano le imprese del settore e hanno accettato elementi in un primo momento giudicati critici, come la variabilità dell’elemento fisso del salario e la sospensione di una parte della retribuzione per i neo assunti. I risultati, comunque, dimostrano un ruolo attivo delle parti.
Siete soddisfatti?
Assolutamente, perchè riteniamo molto importante la diffusione della contrattazione territoriale che permette anche alle imprese che non fanno contrattazione integrativa aziendale di poter comunque avere un salario di produttività grazie alla scelta di aderire a una contrattazione di territorio che è una ricchezza sia in fase espansiva sia in fase di ristrutturazione.