Un appello per il lavoro, inviato alle istituzioni locali, italiane ed europee. E’ contenuto in due lettere inviate da oltre un centinaio di lavoratori della Carbosulcis alla regione Sardegna, al governo e alla direzione generale Concorrenza dell’Unione Europea, oltre che al vicepresidente della Commissione europea Joaquin Almunia.
L’iniziativa arriva dopo che a fine gennaio sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue è apparsa la documentazione sulle due procedure d’indagine per aiuti di Stato aperte sulla controllata della Regione. I dipendenti, nelle lettere, lamentano “un’insufficiente attenzione da parte di chi è chiamato ad amministrare la società, in cui operano oltre 440 lavoratori diretti e oltre un centinaio di indiretti”.
I lavoratori chiedono “di partecipare alla definizione di un diverso piano operativo”, “con una miniera che può produrre in chiave sperimentale, di Ricerca e sviluppo, innovazione e tutela dell’ambiente per le seguenti attività: produzione di carbone desolforato con priorità di dispacciamento, anche in mix con altri carboni, di inerti per sottofondi stradali, di fertilizzanti-ammendanti e attività di studio e sperimentazione per stoccare, anche nel sottosuolo, ceneri e gessi derivanti dalla combustione del carbone in centrale termoelettrica, limitando di fatto la costruzione di discariche in superficie; attività di confinamento della Co2 nelle zone più profonde del bacino carbonifero del Sulcis”.
Le istanze, poi, si estendono alla possibilità di “prendere anche in considerazione opportunità di co-finanziamento dei progetti in questione. Oltre al settore pubblico, sarebbe auspicabile che intervenissero due tipologie di soggetti: i finanziatori, come le istituzioni finanziarie internazionali o le banche pubbliche (ad esempio la Banca europea degli investimenti) che sostanzialmente prestano denaro a interessi del 5% circa e gli investitori che portano capitali propri”. Nello specifico, concludono i lavoratori della Carbosulcis, “sarebbe necessaria la creazione di una struttura finanziaria adeguata, compresa eventualmente una società-veicolo”.
Intanto l’Unione europea sta valutando se gli aiuti concessi siano in linea con le norme comunitarie in materia di aiuti di Stato. Da un esame preliminare alla Commissione risulta che i 405 milioni di euro ricevuti fino al 2010 da Carbosulcis spa sotto forme di aiuti all’investimento e al funzionamento siano stati concessi senza notifica preliminare a Bruxelles. Come emerso a ottobre in Consiglio regionale, durante la discussione di una mozione dell’opposizione per sfiduciare l’assessore all’Industria, Alessandra Zedda, la società ha accumulato 35 milioni di debiti e nel corso del 2011 ha aumentato del 25% il costo del personale. A settembre il Consiglio regionale aveva approvato una mozione, sempre dell’opposizione, che impegnava la Giunta ha rimuovere il management della Carbosulcis (direttore generale Mario Porcu, presidente anche della Sotacarbo, e l’appena nominato presidente Luigi Zucca), ritenuto “colpevole dell’attività progettuale e amministrativa fallimentare posta in essere nella gestione della società”.