“Ci aspettiamo che il negoziato che si apre ora possa contribuire a migliorare la proposta per evitare tagli finanziari rilevanti anche per l’agricoltura proprio in un momento storico in cui l’Europa dovrebbe rafforzare una rinnovata centralità per generare quel clima di fiducia necessario per una maggiore integrazione”. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel commentare la risoluzione adottata dal Parlamento Europeo sulle conclusioni del Consiglio europeo del 7 e 8 febbraio 2013 relative al quadro finanziario pluriennale. “In questo contesto – sottolinea – è fondamentale che le minori risorse vadano riorientate premiando chi vive e lavora di agricoltura e all’attività rivolta alla produzione di cibo e alla sostenibilità ambientale”. “Per quanto riguarda, poi, le modifiche approvate dal Parlamento Europeo in materia di riforma della Politica Agricola Comune – conclude Marini – purtroppo, si confermano gli elementi di criticità rappresentati da una inadeguata definizione di agricoltore attivo che, in pratica, determina il permanere delle rendite fondiarie, anche se sono state individuate talune soluzioni ad altre problematiche che hanno modificato in positivo quanto proposto dalla Commissione europea”. Coldiretti, ora accordo forte
“La decisione del parlamento europeo di bocciare l’accordo sul bilancio Ue 2014-2020, è una scelta di straordinaria importanza che segna, per la prima volta, la vittoria della democrazia nel sistema istituzionale europeo e che ci fa ben sperare sul fatto che dal confronto tra parlamento e stati membri possa uscire un nuovo bilancio comunitario, più innovativo, che consenta all’Europa di tornare a crescere”. E’ quanto ha dichiarato il segretario generale della Uila-Uil Stefano Mantegazza commentando il voto odierno del parlamento europeo che ha bocciato, a larga maggioranza (506 sì contro 161 no e 23 astenuti), l’accordo raggiunto l’8 febbraio scorso fra i capi di stato e di governo dei paesi membri.
“Tornare a crescere – ha aggiunto Mantegazza – vuol dire puntare sul futuro, investendo in infrastrutture, telecomunicazioni, energia, ricerca e innovazione, oltreché, ovviamente, ancor di più nel settore primario; scelte che erano state accantonate nella decisione dei capi di stato e di governo e che ci auguriamo, con il voto del Parlamento, possano invece ritornare ad essere obiettivi di sviluppo e di solidarietà condivisi”. (LF)
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