La politica ancora protagonista della settimana appena trascorsa. Politica italiana, ma anche politica vaticana, segnata dall’elezione del cardinale Jorge Mario Bergoglio come nuovo Papa. Una scelta a sorpresa (l’argentino non era indicato nei favoriti), significativa per diversi motivi, di cui vale la pena di segnalarne due fortemente simbolici anche per il mondo laico. Il primo, è nell’affermazione come capo della Chiesa di un personaggio lontano anni luce sia dai potentati interni sia dai fasti del ruolo, e vicino, invece, ai poveri e ai senza lavoro. Lo conferma anche il nome scelto dal nuovo Papa: Francesco, patrono d’Italia, ma sopratutto patrono dei diseredati. Il secondo motivo è la velocità con cui il Conclave ha raggiunto la maggioranza necessaria ad eleggere il Pontefice: appena 24 ore, e dopo soltanto due fumate nere.Un esempio seguito dal Parlamento italiano: dopo una prima giornata di stallo, sabato 16 marzo l’elezione dei presidenti di Camera e Senato si e’ sbloccata magicamente grazie alle candidature ( messe in campo dal Pd e da Sel) di due personaggi fuori dagli schemi e di altissima caratura, come Laura Boldrini e Pietro Grasso. Quest’ultimo, in particolare, contrapposto a Renato Schifani, candidato dal centro destra, ha costretto il Movimento Cinque Stelle a una difficile riflessione al proprio interno, che ha portato una decina di neo senatori a contraddire la ‘linea del ‘no’ indicata dai vertici e a votare per il magistrato antimafia. Tutto questo (unito, perche’ no, anche alla vittoria della Nazionale di Rugby contro l’Irlanda nel trofeo Sei nazioni) ha regalato all’Italia un week end di ottimismo, dopo il grigiore delle settimane seguite alle elezioni. Ma il lunedi i problemi si riprensentano pari pari. Una intesa sul governo, stante l’irrigidimento di Grillo e del M5S, sembra una scommessa difficile da vincere, e l’ipotesi di un ritorno alle urne e’ abbastanza concrea. Sarebbe il gioco della democrazia, e quindi potrebbe anche andare; se non fosse che tutto questo avviene mentre il paese sta vivendo la fase peggiore della crisi economica: disoccupazione alle stelle, record di aziende protestate, crollo del mercato immobiliare e dei consumi, famiglie in ginocchio, e via dicendo. I dati, ormai, sono noti a tutti, e non passa giorno senza che i centri studi, nazionali e internazionali, sfornino nuove analisi sempre piu’ inquietanti e drammatiche. Con qualche chicca particolare, come la chiusura dello stabilimento barese della Bridgestone, annunciata dai “padroni” ai 950 dipendenti in videoconferenza: il bello della diretta, si potrebbe dire; oppure il bello dei licenziamenti nel mondo 2.0. Al di la’ delle battute, resta che situazioni di questo genere richiederebbero un esecutivo nel pieno delle forze e dell’autorevolezza, in grado di prendere in mano le sorti dell’economia nazionale e di dare prospettive alle imprese (ormai alla canna del gas anche per l’insolvenza dello Stato, che deve loro decine di miliardi, come ha ricordato sabato scorso il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi), ai lavoratori, alle famiglie. Sarebbe dunque fantastico se la politica, per una volta, riuscisse a seguire l’esempio della Chiesa: che pur nel pieno di una crisi profondissima e apparentemente senza sbocchi, e’ riuscita a superare le contrapposizioni interne e a darsi, in tempi brevissimi, una nuova e autorevole guida apprezzata da tutti.
Nunzia Penelope