L’inflazione colpisce le famiglie più povere in misura maggiore rispetto a quelle più abbienti. La variazione dei prezzi del 2012 rispetto al 2005, per le famiglie con i più bassi livelli di spesa è stata pari al 20,2%, mentre per le famiglie che spendono di più è stata del 16,3%. Lo ha comunicato l’Istat.
Nel complesso, tra il 2005, e il 2012 si è cumulato un differenziale inflazionistico a svantaggio delle famiglie con i più bassi livelli di spesa per un ammontare pari a 3,9 punti percentuali rispetto alle famiglie che spendono di più e a 2,7 punti percentuali rispetto alla popolazione nel suo complesso.
Analogamente, nel 2012, le famiglie con il livello di spesa inferiore hanno chiuso l’anno accusando un’inflazione pari al 4,2% mentre per quelle con il livello di spesa superiore la crescita dei prezzi è stata del 2,9%, con un differenziale, quindi, di 1,3 punti percentuali (mentre l’Ipca ha registrato un incremento del 3,3%).
I divari più ampi si sono verificati nel 2008 e tra ottobre 2011 e ottobre 2012: ogniqualvolta, cioè, l’accelerazione dell’inflazione ha portato la variazione dell’indice Ipca vicina o al di sopra della soglia del 3%.
“Sono andamenti spiegabili, in larga parte, con le forti oscillazioni – ha sottolineato l’Istat – dei prezzi dei Beni energetici e Beni alimentari, il cui impatto sui bilanci familiari è particolarmente rilevante per le famiglie dei primi quinti di spesa, soprattutto nelle fasi di accelerazione dell’inflazione”.
Nell’indagine ‘La misura dell’inflazione per classi di spesa delle famiglie’, l’Istat ha iniziato a calcolare l’impatto dell’inflazione sulle famiglie italiane suddivise in sottopopolazioni, definite in base al livello della spesa complessiva. Le cinque sottopopolazioni sono state individuate ordinando tutte le famiglie in base alla loro spesa equivalente (cioè tale da tenere conto della numerosità di ciascun nucleo e permettere confronti diretti fra i livelli di spesa di famiglie di ampiezza diversa) e suddividendole poi in cinque classi (quinti) di pari numero di famiglie, in modo tale che nel primo quinto siano presenti le famiglie con la spesa mensile più bassa e nell’ultimo quinto quelle con la spesa più alta. Per ogni sottopopolazione è stata poi stimata una specifica struttura della spesa per tipo di bene o servizio, utilizzata per aggregare gli indici dei prezzi dei diversi prodotti del paniere dei prezzi al consumo.