L’ultimo via libera alla riforma della rappresentanza arriva alle 11 di sabato primo giugno. Susanna Camusso è seduta davanti a una tazza di caffè in piazza Duomo a Trento, tra poco dovrà presentare al Festival dell’Economia il Libro Bianco sul lavoro. Il cellulare della leader Cgil squilla: da Roma l’avvertono che anche Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, ha detto si all’intesa raggiunta la sera prima fra le tre confederazioni e Confindustria. Dunque, è fatta: è il suggello finale dell’unità fra le forze sindacali, quello che in pratica ‘’blinda’’ la riforma, anche da possibili contestazioni interne. Non è stato un percorso semplice arrivarci, anche se questa volta le difficoltà maggiori, e le divisioni, sono arrivate dal fronte imprenditoriale più che da quello delle confederazioni. Cgil, Cisl e Uil avevano già sottoscritto un testo condiviso oltre un mese fa, ma gli industriali avevano poi preso tempo. Nulla di preoccupante, spiega Camusso: ‘’ho sempre saputo che ce l’avremmo fatta”, e chi sosteneva il contrario era semplicemente troppo pessimista. In realtà molti imprenditori avevano espresso dubbi sulle nuove regole: temendo, in sostanza, che finissero per rappresentare una ‘’gabbia’’ eccessivamente stretta, rispetto all’attuale libertà di scegliersi di volta in volta l’interlocutore preferito con cui trattare o non trattare: contratti o accordi aziendali. Di qui, le ultime pressanti richieste, ancora nella serata di venerdi, di mantenere vivo il doppio canale di rappresentanza. E’ a questo punto, però, che la segretaria della Cgil ha detto stop: ‘’se è così, per noi non si firma niente, arrivederci’’. Si era già alzata e aveva indossato la giacca, pronta ad abbandonare il tavolo, sapendo che anche Cisl e Uil, stavolta, avrebbero fatto la stessa cosa: un accordo di questo genere, che stabilisce regole così universali e profonde, non può certo essere firmato da due sindacati su tre. I rappresentanti di Confindustria hanno capito che margini per giocare sulle solite divisioni, stavolta, non ce n’erano: insistere col doppio canale voleva dire far saltare tutto. “Ma se l’accordo fosse saltato – dice ancora Camusso – avrebbero dovuto spiegarne i motivi al paese”. Spiegare, cioè, che ritenevano piu’ comodo continuare a scegliersi gli interlocutori a seconda della convenienza, a prescindere dal loro effettivo peso. Una tesi molto difficile da difendere pubblicamente. E dunque, Marcella Panucci, direttore generale di Viale dell’Astronomia, ha richiamato i sindacati: ok, cerchiamo una soluzione come volete voi. Poche ore e l’accordo era firmato. Ora resta da ottenere l’adesione delle altre associazioni. Con il mondo cooperativo non ci saranno problemi, e anche il settore credito, rappresentato dall’Abi, è possibilista. Gli artigiani, sostanzialmente, non saranno coinvolti dalle nuove regole se non marginalmente, mentre gli ostacoli veri potrebbero arrivare da Confcommercio. Nel frattempo, le nuove regole potranno diventare effettive anche solo con il sì della Confindustria. Resta da mettere il tutto in pratica. ‘’’Con l’Inps, che dovrà certificare gli iscritti, siamo a buon punto – afferma Camusso – ma in concreto occorrerà almeno un anno per definire tutte le tecnicalità e far partire il nuovo sistema di rappresentanza’’. Non resta che attendere ancora un poco, e poi, dall’estate 2014, il mondo delle relazioni sindacali sarà cambiato davvero.
Nunzia Penelope