Qualcosa si sta muovendo nel mondo delle relazioni industriali. Alcuni grandi gruppi, l’ultimo Vodafone, fanno accordi per risolvere il problema degli esuberi senza lasciare a terra nessuno. Fondimpresa lancia dei bandi per finanziare corsi di formazione per lavoratori in cassa integrazione o in mobilità. Finmeccanica firma un protocollo di nuove relazioni industriali in stile partecipativo e avvia una lunga trattative per risolvere problemi storici, primo tra gli altri quello dell’inquadramento, fermo a quarant’anni fa. Infine, Confindustria e le tre confederazioni firmano l’accordo su rappresentanza e contrattazione. Fatti isolati, di diversa portata che mostrano però tutti lo stesso segno, un rinnovamento di relazioni che andavano ingrigendosi e avevano bisogno di una sferzata di novità.
L’accordo della settimana passata è certamente il fatto più importante, perché rimedia a problemi storici, che avevano messo in crisi le relazioni industriali, inceppandole fino all’episodio clou, quello dell’uscita di Fiat da Confindustria, che pure proprio questa azienda aveva contribuito a fondare e fare grande. L’intesa rinnova profondamente la contrattazione, perché da adesso in avanti varrà il principio di maggioranza, quello che stabilisce la maggioranza è accettato anche dalla minoranza.
Detto così sembra poca cosa, perché sembra impossibile che sia altrimenti. E invece era proprio quello che accadeva. Quando si rinnovava un contratto, se a una parte del sindacato l’accordo raggiunto non piaceva lo contrastava con ogni mezzo, scioperi e via dicendo. Da adesso non sarà più così, tutti si dovranno adeguare alla volontà dei sindacati che rappresentano la maggioranza dei lavoratori, confermata da un voto certificato degli stessi lavoratori.
Una rivoluzione, come anche il fatto che il rinnovo dei contratti nazionali non sarà affare riservato tra pochi, ma vi parteciperanno tutti i sindacati che rappresentano almeno il 5% dei lavoratori. Non sarà possibile quindi escludere un sindacato, tutti avranno gli stessi diritti. E chi non ubbidisce a queste regole, chi si comporta in maniera difforme sarà colpito da sanzioni che saranno decise dai singoli contratti nazionali di categoria. Appunto, sembra impossibile che non fosse così anche prima, ma la realtà delle relazioni industriali permetteva comportamenti contrari a quanto adesso stabilito.
Un atto importante, quindi, che va giudicato nella giusta luce, assieme a quegli altri fatti prima indicati. Segnali incoraggianti, perché nella crisi profonda dei corpi intermedi rappresenta qualcosa che marcia controcorrente. Se i partiti e la politica non riescono a uscire dalla loro crisi, e forse nemmeno ci provano, nella società qualcosa si muove e in una direzione giusta. Vale la pesa di sperare che si avvicini una nuova primavera.
Massimo Mascini