La sentenza della Corte costituzionale sul contributo di solidarietà per le pensioni più alte, “che riprende lo spirito e la lettera di quella sull’analogo contributo per gli stipendi degli alti dirigenti pubblici, non sorprende ma svela molto del pressapochismo e della superficialità con cui si è legiferato negli ultimi anni”. Lo afferma il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica.
“La giusta esigenza – sottolinea Lamonica in una nota – di chiedere qualcosa ai redditi più alti ha invece prodotto la situazione paradossale per cui a chi più ha dovrebbe essere perfino restituito, mentre ai più deboli si è fatto pagare l’unico vero salato conto delle cosiddette riforme. Alla fine – sostiene – c’è sempre un’unica categoria che deve pagare: i lavoratori e i pensionati a reddito più basso, cui è stata peraltro bloccata la rivalutazione, mentre stipendi e pensioni d’oro permangono intoccati”.
“Per cambiare strada – conclude la sindacalista – bisogna ripartire da un’ineliminabile esigenza di equità e giustizia sociale, da come in un Paese che affonda nella crisi si fanno pagare i grandi patrimoni e i grandi redditi, e di come si costruisce un meccanismo credibile che impedisca, ad esempio, di avere pensioni e cumuli di stipendi sproporzionati”.