Nell’ultimo anno il settore delle costruzioni ha perso 122.000 addetti, pari ad un calo del 6,7%. Saldo negativo anche per le imprese: il 2012 si è chiuso con la perdita di 61.844 aziende, pari ad una diminuzione dell’1,88%. Non è andata meglio per le imprese artigiane, che rappresentano la fetta più consistente delle costruzioni: 571.336 aziende, vale a dire il 63,9% del totale. Nel 2012 hanno chiuso 54.832 costruttori artigiani, con un calo dell’1,96%. E’ un quadro dalle tinte fosche quello presentato oggi all’Assemblea di Anaepa Confartigianato, l’Associazione dei costruttori aderenti alla Confederazione, che ha rieletto Arnaldo Redaelli alla Presidenza per i prossimi 4 anni.
E proprio il Presidente Redaelli ha sottolineato la gravità della situazione del settore delle costruzioni “che – ha detto – negli ultimi 6 anni si è avvitato in una spirale negativa entrando, come il resto dell’economia, nella più dura recessione mai vista dal dopoguerra. Dal 2008 gli investimenti sono diminuiti del 40%, portando l’attività produttiva ai livelli di 40 anni fa. Dall’inizio della crisi le costruzioni hanno perso circa 360mila posti di lavoro, che raggiungono i 550.000 considerando anche i settori collegati”. “La situazione – ha messo in guardia Redaelli – rischia di peggiorare ulteriormente se non si metteranno subito in campo azioni dirette ad arrestare il declino. Il tempo è scaduto: il comparto da solo non può più resistere. Servono interventi urgenti da attuare subito, nell’ambito di una nuova politica economica che rimetta in moto il settore delle costruzioni”.
Per le imprese delle costruzioni, strette in una morsa fatta di scarso credito bancario e di tempi di pagamento sempre più lunghi, il presidente di Anaepa Confartigianato ha indicato alcuni interventi irrinunciabili: allentamento delle regole del patto di stabilità per rimettere in moto gli investimenti e per pagare rapidamente i debiti accumulati dagli Enti pubblici nei confronti delle imprese, varo di un piano per il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico e privato, credito più accessibile per le imprese, riduzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro”.
In particolare, Redaelli ha insistito sulla necessità di rendere strutturali le detrazioni fiscali per gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica in edilizia. L’efficacia di queste misure, che il governo ha prorogato a fine anno con il provvedimento sull’ecobonus e le ristrutturazioni in edilizia, è dimostrato dall’aumento del 5,5% della produzione delle costruzioni tra marzo e aprile 2013, da attribuirsi soprattutto all’accelerazione di interventi di riqualificazione avviati dalle famiglie italiane in prossimità della scadenza delle agevolazioni originariamente prevista per il 30 giugno, cioè prima della proroga.
Secondo Redaelli, quindi, “visto che il 60% del patrimonio immobiliare nazionale risale a prima degli anni ’70 e il sostanziale blocco delle nuove costruzioni, si deve puntare sulla manutenzione e vanno resi permanenti gli incentivi per favorire la riqualificazione di edifici, case e quartieri. Così come occorre definire un piano straordinario e programmi integrati per il recupero, il riuso e la valorizzazione del patrimonio pubblico, la tutela dei beni artistici, culturali e naturali. Il nuovo modello su cui puntare è il passaggio dal costruire al ‘costruito’, che previlegi interventi sull’esistente, evitando il consumo del territorio”.