Non si può negare che il pacchetto lavoro del governo Letta non sia un passo in avanti da tutti i punti di vista. Dopo il deserto di questi anni una misura che in qualche modo cerca di incidere sulla realtà della disoccupazione è comunque da lodare. Specie se rivolta alla disoccupazione dei giovani, che è la vera piaga di questi decenni. Lo abbiamo detto più volte, se un giovane su due nel mezzogiorno è senza lavoro, questo è un fatto pericoloso per la stessa tenuta democratica del paese, è qualcosa che non possiamo permetterci e permettere.
Bene quindi il governo Letta. Ma va anche detto che se l’intenzione è lodevole, gli effetti non saranno forse nemmeno avvertiti. In tutta la manovra c’è infatti un difetto di fondo. Gli imprenditori non assumono non perché il costo del lavoro è troppo alto, ma perché non saprebbero cosa far fare ai neoassunti. Se l’economia non gira, è inutile sperare di riattivare l’occupazione sgravando il costo del lavoro. Lo dice anche Maurizio Landini nell’intervista che pubblichiamo, il pericolo è che di questi sgravi si giovino solo quelle, poche, aziende che assumono e che avrebbero assunto anche senza gli aiuti.
Il punto è sempre lo stesso, manca l’aiuto concreto alla ripresa. L’economia non gira ed è indispensabile che qualche cosa la rimetta in funzione. L’unica cosa da fare sarebbe un’iniezione di quattrini nelle tasche degli italiani, perché il consumo interno riprenda in maniera sensibile. Non possiamo continuare a puntare sulle esportazioni, è il mercato interno che deve ripartire. E per questo è stato certamente molto importante la decisione del governo di cominciare a pagare i debiti che ha la pubblica amministrazione nei confronti del sistema delle imprese, perché è così che si combatte la crisi, evitando la morte di imprese sane ma creditrici di chi non paga.
Il pacchetto lavoro, che si avvale anche delle decisioni importanti prese dal consiglio europeo in corso a Bruxelles, ha comunque un pregio che non bisogna sottovalutare. Perché rappresenta comunque un segnale preciso per tutto il paese, dice che il governo non ha grandi mezzi a disposizione, ma ciò nonostante vuole provare a fare qualcosa, indica una direzione di marcia e nella direzione giusta. Questo è molto importante in un periodo in cui le certezze scarseggiano. L’economia è fatta così, lo sappiamo bene, valgono le tendenze, le indicazioni di marcia, il controllo delle aspettative. E’ la grande invenzione che fece Ezio Tarantelli nei primi anni novanta per la lotta all’inflazione: non valeva tanto abbassare un poco la crescita dei prezzi, ma dare un’aspettative precisa dell’aumento di prezzi, tariffe e salari e il problema si sarebbe risolto da solo. E così fu. Il governo Letta ha dato alcune indicazioni, potrebbero valere a convincere la gente, le singole persone a fare delle scelte positive, anche i consumi potrebbero in qualche maniera cominciare a riprendersi. A volte è proprio cominciare la parte più difficile.
Massimo Mascini