Si conferma l’attenuazione della recessione delle industrie manifatturiere nell’area euro a giugno, ma anche un indebolimento dell’attività in Cina.
Nell’Unione valutaria l’indagine condotta tra i responsabili degli approvvigionamenti delle aziende ha segnato un leggero rafforzamento, con il Purchasing managers index (Pmi) a 48,8 punti dai 48,3 punti di maggio, secondo i dati definitivi diffusi dalla società di ricerche Markit Economics. La stima preliminare aveva indicato un aumento a 48,7 punti.
Con questo recupero l’indice Pmi sul manifatturiero è risalito ai massimi da 16 mesi, facendo sperare in una vicina conclusione della prolungata nuova fase di recessione in cui era ricaduta Eurolandia. Anche così resta però inferiore ai 50 punti, la soglia limite tra crescita e contrazione dell’attività. Secondo gli economisti di Markit, citato in un comunicato, il quadro si è stabilizzato e non si esclude un ritorno alla crescita nel terzo trimestre.
Per le imprese manifatturiere dell’Italia il relativo indice Pmi è risalito in maniera più netta, a 49,1 punti a giugno è tornato quasi a valori espansivi rispetto ai 47,3 di maggio. Secondo Markit ad una contrazione più mite dei nuovi ordini si è aggiunto un aumento delle esportazioni.
Resta aperto il problema occupazionale: sia in Italia che nell’insieme dell’area euro le indagini hanno evidenziato nuove perdite di posti, anche se l’emorragia si sta attenuando. Proprio oggi Eurostat ha riferito che nel mese di maggio la disoccupazione media dell’area euro ha segnato un nuovo massimo storico al 12,1 per cento.