La camera del lavoro di Milano si è detta molto preoccupata per le ricorrenti voci sulla possibilità che il governo possa concedere delle deroghe contrattuali che aumentino la flessibilità del lavoro in funzione dell’Expo. Il diario ne ha parlato con il segretario generale, Graziano Gorla.
Perché siete contrari a possibili deroghe contrattuali in funzione dell’Expo?
Ci sono già abbastanza forme contrattuali che possano essere utilizzate per le esigenze dell’Expo e lo dimostra il fatto che stiamo trattando con la società che organizzerà l’evento. Non c’è quindi alcun bisogno di un intervento legislativo.
Ma se il governo pensasse a dei contratti che possano essere utilizzati anche per le aziende dell’indotto? Per esempio alberghi, bar, ristoranti, musei?
Se esiste la necessità di trovare forme per potenziare alcuni servizi durante l’evento basta che i settori interessati si attivino per creare tavoli con i sindacati. Non c’è alcun bisogno di ulteriore maggiore flessibilità. Non si può utilizzare la scusa dell’Expo come grimaldello per smantellare il sistema contrattuale.
In che senso?
L’Expo è un evento che per sua natura durerà pochi mesi e non si può utilizzarlo per una riforma del mercato del lavoro. Il vero problema non è poi proseguire nella deregulation, ma fare attenzione che l’illegalità non entri nei cantieri. Si tratta di un problema non di poco conto ed è fondamentale che non lo si perda di vista. Non vorrei poi che l’aver aperto questo dibattito su eventuali deroghe ai contratti nazionali per l’Expo sia un tentativo di dividere i sindacati.
Cosa intende?
Fino a oggi come sindacati ci siamo mossi unitariamente in tutti i tavoli in cui abbiamo parlato dell’evento. Non capisco proprio che senso abbia rischiare ora di rovinare tutto il buon lavoro fatto inserendo nelle trattative una questione che non ha nulla.
Si è aperto un intenso dibattito su cosa fare con l’aera dell’Expo in futuro.
Come Cgil Milano noi pensiamo che l’evento debba lasciare un lascito alla città in termine di lavoro duraturo creato. Crediamo che si debba trasformare l’area in una zona per lo start up di nuove imprese. Si dovrebbe creare un polo della conoscenza in cui le università milanesi e le nuove aziende possano creare nuove sinergie, specialmente nel settore digitale. Si potrebbe anche pensare di spostare lì la Rai e i tanti archivi oggi sparsi in giro per la città. Però bisogna trovare le risorse.
Su questo fronte oggi ci sono dei problemi?
Sicuramente sì. Il governo da una parte sostiene che sia un evento nazionale e dall’altra pretende che siano i comuni a pagare. Questo non è accentabile. L’esecutivo deve togliere dal patto di stabilità interno le risorse che i comuni spenderanno.
Luca Fortis