Con la crisi in corso, nel 2013 la disoccupazione è destinata a salire ancora in molti Paesi, arrivando globalmente ben al di sopra del livello di 200 milioni di persone senza lavoro, di cui quasi metà (93 mln) nelle 20 economie più sviluppate del mondo: è l’allarme lanciato a Mosca dai sindacati internazionali nel loro incontro con i ministri del lavoro del G20, il primo nella storia del summit.
I sindacati internazionali hanno consegnato ai ministri del Lavoro e delle Finanze un documento incentrato sui temi del lavoro e dello sviluppo che individua specifiche strategie di livello globale per contrastare la crisi partendo dalla centralità del lavoro.
Per l’Italia era presente il segretario generale della Cgil, Susanna Camuso. La sindacalista ha ribadito l’errore finora fatto di contrastare la crisi puntando su terapie di pareggio del bilancio che hanno prodotto una “cura controproducente e iniqua socialmente”. A suo giudizio è giunto il momento di “cambiare definitivamente analisi e conseguentemente terapia: non è l’offerta di lavoro a costituire il problema, ma è la carenza di domanda, e di qualità della domanda stessa”.
Per Camuso il documento presentato dal gruppo L20 ai ministri riuniti nella capitale russa “descrive con esattezza il dilemma nel quale si trova l’Unione Europea, stretta tra ambizioni legate alle proprie origini e al proprio ‘modello sociale’ esemplificate nel programma di Europa 2020, e le azioni concretamente messe in atto durante la crisi”. Azioni che hanno colpito in primis paesi come Grecia e Italia ma che, soprattutto, hanno fatto dell’Eurozona “l’epicentro della crisi globale, con effetti sociali drammatici e con conseguenze negative sulle economie degli altri paesi avanzati e di quelli emergenti”.
Camusso ha poi ricordato la specificità italiana, partendo dalle misure sbagliate adottate dal governo Berlusconi contro la crisi, alle richieste dell’Unione europea di intervenire su tre ambiti: compressione dei diritti previdenziali, revisione della disciplina sui licenziamenti individuali, negazione dei diritti contrattuali dei lavoratori pubblici. La Cgil e i sindacati confederali hanno combattuto contro questa impostazione, ricorda la leader di Corso d’Italia, anche attraverso proposte, quali il Piano del Lavoro della Cgil, per il rilancio della domanda e la sua qualificazione nel segno della sostenibilità ambientale.