Nei giorni scorsi, Ericsson, assistita da Unindustria, ha siglato con le organizzazioni sindacali Fistel Cisl, Slc Cgil e Uilcom Uil e l’Ugl, una serie di accordi che prevedono la gestione di 335 esuberi mediante il ricorso a soluzioni non traumatiche, nonché l’individuazione di interventi volti a riequilibrare il profilo economico e normativo di alcuni istituti con l’obiettivo di incrementare la produttività e la competitività dell’azienda. Il diario del lavoro ne ha parlato con Massimo Marocchini, capo risorse umane dell’azienda.
Quanto e’ stato complesso arrivare a questo risultato?
Non è stata una trattativa semplice, ma tutti hanno dimostrato moltissima responsabilità. Oltre alla sensibilità dei sindacati nazionali, anche le Rsu, sui cui poi ricadevano le scelte prese, si sono dimostrate sensibili e consapevoli del fatto che era necessario trovare un intesa per permettesse non solamente di gestire gli esuberi, ma anche di mettere le basi per un futuro positivo. Per questo, oltre all’accordo sulla mobilità, si è trovata un’intesa per migliorare la produttività dell’impresa. Non era facile, poiché sono previste alcune deroghe al contratto nazionale e riduzioni sulle aspettative di salario.
Quali sono i punti qualificanti dell’intesa?
Le uscite avverranno in via prioritaria secondo il criterio del diritto alla pensione e poi secondo quello della non opposizione su base volontaria con accesso incentivato. A valle del periodo di mobilità rimarrà poi l’opportunità di accedere agli incentivi. L’accordo nella sua interezza consente alle persone e all’azienda di guardare con fiducia al futuro confidando sul raggiungimento degli obiettivi prefissati in termini di gestione degli esuberi e recuperi di produttività e competitività.
Sono previsti anche accordi di solidarietà?
Sì, di tipo difensivo, da sottoscrivere entro il mese di settembre 2013 per il numero residuale degli esuberi dichiarati, e che avranno decorrenza dal 7 ottobre 2013, per una durata complessiva di 9 mesi rinnovabili.
Cosa prevede l’intesa per migliorare la produttività in azienda?
Sono previste modifiche alla gestione ferie e ai permessi per riduzione dell’orario di lavoro, secondo quanto definito nell’accordo interconfederale del 28 giugno 2011, riducendo le spettanze riconosciute dalla contrattazione collettiva aziendale. Inoltre sono stati definiti gli importi dell’indennità di reperibilità, dell’intervento in reperibilità nonché un nuovo meccanismo per i riposi compensativi. Sono stati poi rimodulati i valori dei massimali riconosciuti per i trattamenti di trasferta, e’ stato introdotto un sistema di geolocalizzazione, edestesa a tutto il personale l’assistenza sanitaria integrativa istituita con accordo aziendale al fine di armonizzare e superare tutti i differenti trattamenti esistenti. Infine, l’intesa prevede l’assorbimento parziale degli aumenti definiti dall’accordo di rinnovo del contratto nazionale delle tlc del 1° febbraio 2013 per il periodo di vigenza contrattuale, e il congelamento del premio per l’anno 2013 con l’ avvio di un gruppo di lavoro per la definizione del nuovo premio di risultato per il triennio 2014-2016, che tenga conto degli obiettivi e dei risultati del piano industriale e degli accordi medesimi. C’è poi un aspetto importante che è l’apertura al demansionamento qualora si rendesse necessario a fine periodo.
Le deroghe sono valide fino al 2015. Dopo, cosa accadrà?
Avremo vari momenti di confronto per monitorare i risultati. Se saranno positivi, come mi auguro, alla scadenza dell’intesa faremo con i sindacati un nuovo accordo.
L’accordo prevede che siano coinvolti anche i manager?
Nei giorni scorsi abbiamo firmato un accordo anche con Federmanger. Si prevede, tra l’altro, di usufruire del 50% delle ferie non utilizzate, la sospensione dell’articolo 10 dell’indennità di missione, la riduzione su base individuale del 4%, del salario. Questo anche perché dal 7 ottobre partirà per i dipendenti dell’azienda il contratto di solidarietà, che non è previsto per i dirigenti.
Sergio Marchionne sostiene che in Italia, con le attuali regole, non e’ possibile fare industria e investire. Questo accordo smentisce un po’ la tesi dell’Ad Fiat?
L’accordo è un punto di partenza. Io penso che l’Italia sia un paese su cui investire. Però sono d’accordo con Marchionne quando dice che le regole delle relazioni industriali vanno riformate. Non si può continuare a guardare al passato, bisogna avere il coraggio di cambiare e di accettare anche una certa dose di flessibilità, a patto con non diventi precariato. Servono poi regole semplici e chiare in generale. L’Italia muore di leggi e leggine inutili, tutti lo dicono, ma poi nulla muta nel profondo.
Luca Fortis