Alessandro Riello e’ un imprenditore, e vive nel mondo reale: ha un’azienda nell’ex motore d’Italia, il nord est, ma e’ spessissimo in giro per il mondo, alla ricerca continua di nuovi mercati. In paesi, dice, ‘’che una volta non sapevamo nemmeno come scrivere. Ma oggi posti esotici e lontani come Uzbekistan o Kazakistan, costituiscono il nostro pane quotidiano. O, meglio, sono quelli che ce lo garantiscono’’. Il suo punto di vista sulla crisi e’ piu’ che concreto: i modelli economici su cui la misura sono i bilanci e la produzione della sua impresa, lo scenario statistico in cui la colloca e’ quello descritto dai suoi colleghi imprenditori o dai suoi competitor. E’ dunque la persona giusta, per fare il punto sullo stato di salute della nostra economia, alla fine dell’ennesimo annus horribilis.
Insomma, Riello, ma questa ripresa c’e’ o non c’e’? Se ne parla, ma nei numeri e’ difficile vederla.
Lasciamo da parte i numeri, che contano relativamente: il quadro infatti cambia parecchio se si fanno i confronti con i dati dello scorso anno o del 2008. In concreto, dal mio punto di vista, le posso dire che le cose stanno cosi’: quest’anno era partito in modo drammatico e si sta invece dimostrando un anno migliore delle previsioni per molti settori. E’ un anno in cui si riescono a tenere le posizioni. Prendo ad esempio l’andamento della mia azienda: il trimestre gennaio-marzo e’ stato tremendo, ma da aprile abbiamo iniziato un recupero. Invece di chiudere come al solito a fine luglio, abbiamo lavorato fino al 10 agosto, e in questo periodo abbiamo recuperato tutto quello che avevamo perso nel primo trimestre.
Questo vale per lei, ma gli altri?
Vale per molti. Perfino l’abbigliamento, che e’ uno dei settori piu’ puniti dalla crisi, questa estate e’ andato meglio. Poi purtroppo c’e’ stato il grande spavento della crisi di governo, che ha un po’ frenato tutto. Ma ora e’ passata, e credo che si possa guardare al 2014 con un po’ di ottimismo in piu’.
La crisi politica ha aggravato la crisi economica, dunque?
Be’, certamente: tutti sapevamo che se fosse saltato il governo sarebbe saltato il paese. Saremmo andati al default. E poi vede, la crisi e’ reale, ma in parte anche psicologica. Si autoalimenta di quanto avviene, o teme avvenga. Quando si e’ parlato di ripresina, in settembre, si sono subito visti gli effetti: la gente ha ripreso a spendere, le aziende hanno pensato di poter aumentare la produzione. Poi, quando si e’ parlato di crisi di governo, si e’ tornati al punto di partenza, alla paura del futuro. In queste condizioni, anche chi puo’ spendere o investire e’ bloccato psicologicamente.
Quindi e’ un bene che Letta sia stato riconfermato.
Certo. La gente si sente rassicurata dal fatto di avere un governo stabile. Tanto piu’ che il premier e’ una persona pacata ed educata, ma ha dimostrato anche di non essere uno che si fa mettere i piedi in testa, anzi. Ha gestito la crisi con notevole grinta.
Lei concorda con Letta quando afferma che il ventennio di Berlusconi si e’ concluso?
Credo che il recupero questa volta sia molto difficile. E’ un mito che si e’ esaurito.
E il Pd, alla vigilia di un congresso di svolta, che dovrebbe insediare un nuovo segretario e che con tutta probabilita’ sara’ Renzi come lo vede?
Il Pd e’ a un passaggio delicato.Con Berlusconi fuori scena, viene a mancare un bersaglio, oltre che un interlocutore. Dovranno stare molto attenti alle scelte che faranno, a non scivolare in derive che non sarebbero gradite dagli elettori. Un ticket Renzi-Letta, da questo punto di vista, sarebbe perfetto.
Cosa si aspetta ora dall’esecutivo?
Alcune cose indispensabili: una legge elettorale seria, il taglio della spesa, la riforma del mercato del lavoro, la riduzione del cuneo fiscale. Quello che fino ad oggi non e’ stato fatto, anche a causa delle fibrillazioni politiche. Ora che il governo si e’ dimostrato solido, potra’ varare i provvedimenti necessari e la ripresa potra’ attecchire.
Non sara’ troppo ottimismo? I conti pubblici sono tutt’altro che sotto controllo, il governo annaspa per cercare risorse che non trova. E in vista c’e’ la legge di stabilita’, di cui non si sa ancora granchè ma che certamente non sarà indolore.
Certo, sono cosciente di tutto questo. Aggiungo, se vuole, giusto per stemperare quello che lei ritiene un eccesso di ottimismo, che anche fuori dall’Italia le cose non marciano benissimo: l’Europa nel complesso ha il fiato corto, l’America latina cresce meno del solito, quella del nord e’ alle prese con un pesantissimo rischio default, il medio oriente e il nord africa sono polveriere pronte a saltare per aria al minimo scossone, costringendoci a cercare altri e nuovi mercati. So tutto questo. E per questo le dico che la ripresa, sicuramente, sara’ modesta: ma sara’. In altre parole: non scaleremo una montagna, pero’ risaliremo almeno una collina.
Troppo modesta per riuscire a creare occupazione, pero’.
Sono fiducioso anche da questo punto di vista. Gli effetti sull’occupazione saranno moderati nel tempo, ma ci saranno anche quelli. Noi, per esempio, stiamo assumendo: sia operai che impiegati. E non siamo affatto i soli. Il quadro che ho davanti, nel complesso, mi dice che anche il mercato del lavoro si sta risvegliando. Non avremo progressi eclatanti, ma nemmeno la morte cerebrale che abbiamo sofferto in questi ultimi anni.
Nunzia Penelope