Forse ci siamo, la ripresa è davvero dietro l’angolo. Carlo Dell’Aringa, sottosegretario al Lavoro, vede segnali positivi che si vanno accumulando e crede che siamo davvero vicini a una svolta. Senza occupazione, però, perché i guai del lavoro continueranno per tutto il 2014. C’è solo da sperare che si fermi l’emorragia che in un anno ci ha fatto perdere mezzo milione di posti di lavoro. Dell’Aringa difende la legge di stabilità. Sarà anche “prudente”, usa questo termine per descriverla, ma è bene procedere per piccoli passi per evitare i guai che abbiamo avuto in passato, dai quali stiamo appena, faticosamente uscendo. Revisione della spesa pubblica, attenuazione dei parametri europei, patrimoniale, tutte cose positive, che condivide, ma si deve agire senza precipitazione.
Dell’Aringa, è vero che l’economia è in ripresa?
E’ partita la Borsa, questo è vero. In poco tempo è cresciuta del 15% e questo di solito anticipa la ripresa. Gli investitori, di solito, appena la Borsa sale realizzano, sfruttano i piccoli aumenti.
Stavolta invece che accade?
Che stanno aspettando: perché credono che questa ripresa che si sta affacciando sia una cosa seria, non una semplice fiammata destinata a esaurirsi. E’ ancora presto per un giudizio definitivo, ma questo atteggiamento ha effetti sulle aspettative, che si autoalimentano. E alla fine questo può stimolare i consumi. Si risparmia meno, si sostituiscono i beni durevoli, l’auto, il frigo, si rifà la facciata di casa.
E così riparte l’economia.
Sì, ma, ripeto, è presto per dirlo, non possiamo essere sicuri che si tratti di un fenomeno definitivo. Aiutano le certezze sul quadro politico, mentre l’instabilità politica potrebbe mandare a monte questa tendenza. Quando siamo stati vicini alla crisi di governo c’è stato subito un forte arretramento economico. Questa è una cosa importante, più dei contenuti di una legge di stabilità che dovrebbe essere più generosa nelle quantità. Una legge di stabilità che dia garanzia dei conti pubblici rafforza le tendenze positive. Quello che più importa è che non ricadiamo nell’errore di perdere il controllo finanziario del paese.
Ma l’economia reale continua a soffrire?
I problemi delle medie e delle grandi imprese continuano a pesare. La richiesta di interventi della cassa integrazione è molto forte e questo crea allarme sociale. In più ci sono i problemi delle piccole imprese. Credo che queste difficoltà continueranno per tutto il 2014. Forse qualche pressione si farà meno forte di 3 o 4 mesi fa e questo sarà un ulteriore segnale che l’economia si sta muovendo, che i consumi riprendono. Ma per l’occupazione no, non ci saranno segnali positivi a breve. Possiamo solo sperare che si blocchi l’emorragia forte che si è verificata tra l’estate del 2012 e quella del 2013, quando si sono persi 500mila posti di lavoro e la disoccupazione è cresciuta di 2 o 3 punti percentuali.
Ma si sta fermando quell’emorragia?
Si è attenuata, speriamo si fermi, ma mancano segnali precisi. Adesso c’è un pullulare di orari ridotti, part time, contratti temporali brevissimi. Se ci sarà un po’ di ripresa queste realtà dovrebbero modificarsi. Se calano i ricorsi alla cassa integrazione abbiamo più risorse da spendere per altri capitoli importanti e si possono rimpinguare i salari familiari, quindi i consumi. Ma non credo che ci siano speranze per l’occupazione nel suo insieme.
Speranze per i giovani?
Non ce ne sono molte. E’ in corso un invecchiamento della forza lavoro, anche a causa delle norme previdenziali e questo va a danno dei giovani. Per fortuna le nuove generazioni sono meno folte, ma non ci si può accontentare.
La Garanzia giovani aiuterà?
Per forza, sono risorse importanti che vengono dall’Europa. Noi ci stiamo impegnando molto, come del resto facciamo anche per aiutare le regioni meridionali.
In tutto questo i sindacati come si comportano?
Vorrebbero una manovra più consistente, da realizzare razionalizzando ancora la spesa pubblica, attenuando i parametri europei e tassando i patrimoni. Hanno ragione su tutti e tre i fronti, ma non sono cose da fare in modo sconsiderato e anticipando i tempi. Sulle rendite finanziarie sembrava ci fosse un accordo, poi tutto è svanito. Ma una tassazione maggiore sulla prima casa, sulle rendite finanziarie sì, come si può procedere sul tema degli acquisti dello stato e sui costi standard. Serve chi ci lavori. Per i conti pubblici arriva un esperto dal Fondo Monetario, Carlo Cottarelli, che dovrà impegnarsi. Il punto è che le risorse non ci sono: solo per effetto della legge di stabilità servono 10 miliardi entro il 2017.
Manca poi sempre una politica industriale.
Bisogna decidere cosa fare e metterlo in campo. Tutti insistono, Confindustria preme. Qualcosa si sta facendo, bisogna fare di più senz’altro. Deve migliorare la governance di enti e associazioni che dovrebbero avere ruolo in questo campo. Penso alle aziende che esportano. L’Ice, il ministero, le ambasciate, le banche, le camere di commercio, la Cassa depositi e prestiti, tutti dovrebbero fare sistema, come accade altrove, in Germania, Francia, negli Stati Uniti.
Il quadro che lei fa non è comunque negativo.
No, abbiamo segnali che fanno sperare, una ripresa si intravede, è attivo un percorso positivo. Si è perfino rafforzato l’euro, segnala un giudizio positivo sull’Europa nel mondo. E questa è una condizione importante per avere un ruolo positivo. E poi le borse europee crescono nonostante l’euro si sia rafforzato.
Non è normale?
No, di solito accade il contrario, in Giappone lo yen si è irrobustito, le borse sono scese. Da noi in Europa è accaduto il contrario. perché ci sono diversi segnali positivi. In Germania si è ricostituita la grande coalizione e questo paese adesso vuole più Europa, una indicazione positiva, che dobbiamo accettare perché ci conviene stare assieme. Segnali coerenti con una legge di stabilità prudente. Ed è bene che sia così, lo abbiamo già visto il film opposto, le trasgressioni, la politica incerta, la scarsa rappresentazione del paese. Un film che ci ha portato anni brutti. Adesso ne stiamo uscendo, dobbiamo rafforzare questa linea.
Abbiamo sempre il debito che ci appesantisce.
E che, non dobbiamo dimenticarlo, andrebbe aggredito con il patrimonio mobiliare e immobiliare dello stato e con qualsiasi mezzo, i fondi pensione, i risparmi privati, le partecipazioni statali. Tutti abbiamo interesse ad abbattere o comunque diminuire il debito.