Nel periodo 2011 -2017 il conto che i lavoratori della sanità avranno pagato alla peggiore crisi del dopoguerra andrà oltre ogni aspettativa e si aggirerà intorno ai 8,8 miliardi di euro tra perdita di salario reale e mancati adeguamenti economici
Nel dettaglio i conti sono i seguenti:
- Blocco contrattuale ( dipendenti e convenzionati) per il periodo 2011-2015: 4.946 milioni
- Mancato stanziamento indennità di vacanza contrattuale per il periodo 2011-2015: 2330 milioni di euro
- Blocco indennità vacanza contrattuale per il periodo 2015-2018: 350
- Riduzione Trattamento accessorio il periodo 2015-2017 : 1.200
Ancora più salato il conto che pagherà la dirigenza del SSN e in particolare i medici. In questo caso i calcoli fatti dal sindacato ANAAO parlano chiaro “ La perdita lorda in busta paga mensile è di 465 euro cui vanno aggiunte le perdite dovute al congelamento del fondo accessorio e al mancato adeguamento delle retribuzioni ai 5 e 15 anni che corrispondono a seconda della data di conseguimento del beneficio fino a cifre – per il periodo 2011-2014 – rispettivamente a 40.800 euro e a 18.000 euro.
Una perdita pesante che di fatto annulla le conquiste degli ultimi 10 anni e che è ancora più bruciante perché essendo il lavoro sanitario labour intensive il reiterato blocco del tournover comporterà un aumento del carico di lavoro senza precedenti nella storia del SSN
Sembrano dunque sideralmente lontani gli anni 2000 quando il rinnovo del contratto e il recepimento della esclusività del rapporto di lavoro ( legge Bindi) portò ad aumenti che nel caso degli ex assistenti con anzianità di servizio superiore a 15 anni erano quasi del 50% mentre per tutti gli altri si arrivò comunque all’incirca al 30%.
Eppure richiamare quegli anni non ha soltanto un valore storico-simbolico, ma acquista un valore decisamente prognostico su quel che potrà avvenire nel campo istituzionale sanitario ora che con la legge di stabilità è stata comunque prevista la possibilità di sottoscrizione del CCNL ( parte normativa) seppure a risorse invariate.
A fronte di una così marcata “proletarizzazione” della dirigenza medica ( un fenomeno peraltro ben presente a quanti si occupano di sociologia delle professioni) è evidente che gli attori istituzionali cercheranno di realizzare idonee strategie di contenimento del danno forzando sull’unico campo rimasto aperto: quello della attività libero-professionale. E c’è da giurarsi che il tentativo sarà quello di allargare le maglie della attuale regolamentazione per recuperare salario, ribaltando i costi sui cittadini o su gli assicurati dei diversi fondi integrativi oggi scarsamente presenti, ma domani chissà.
E’ possibile immaginare che tale strategia sia vincente? Nessuno può naturalmente affermarlo con certezza, ma alcuni elementi sembrerebbero a favore di tale tesi.
Non è un mistero infatti che l’esecutivo attuale guardi con favore alla introduzione di un secondo pilastro assicurativo per alleggerire ulteriormente la spesa pubblica ( i famosi 800 miliardi di cui parla ossessivamente l’On. Brunetta) e per dare fiato al complesso sanitario assicurativo in forte ritardo rispetto agli altri paesi. E così la soluzione potrebbe essere quella di un compromesso con le categorie professionali. Ampliare le possibilità di esercizio della libera professione aprendo il fronte con le compagnie assicurative. E forse proprio per questo sarebbe stata lasciata aperta della modifica normativa dei contratti. Chi rinnoverebbe infatti un contratto a costo zero con il rischio , dopo la cura Brunetta, di peggiorare ulteriormente le condizioni di lavoro? Se questa è una via di uscita lo vedremo presto ; certo è difficile immaginare che i medici accettino senza fiatare una perdita ulteriore di status e una condizione economico-salariale che li allontana ulteriormente da quella degli altri colleghi europei.
Roberto Polillo