È stata siglata tra il 12 e il 13 novembre l’intesa tra i sindacati di categoria e la Heinz Plasmon. L’accordo pone fine a una vertenza durata quasi due mesi, dopo l’annuncio, da parte dei nuovi proprietari del gruppo, di voler ristrutturare l’azienda e attuare una riorganizzazione riducendo gli organici. I primi numeri parlavano di 204 esuberi nei tre siti produttivi italiani, ma l’accordo firmato pochi giorni fa ha ridotto il numero di questi lavoratori a 116 unità. Ne abbiamo parlato con Mauro Macchiesi, segretario nazionale della Flai Cgil.
Come si è svolta la trattativa?
Il piano di riorganizzazione era stato preannunciato il 3 settembre e reso pubblico il 19. Riguardava i lavoratori di Milano, di Ozzano e di Latina, per un totale di 204 tagli, il 90% dei quali era sul personale impiegatizio. I 204 esuberi riguardavano solo l’Italia, perché la ristrutturazione per l’intero gruppo era molto più ampia.
Come avete accolto questa notizia?
La nostra risposta è stata subito negativa. Volevamo capire le intenzioni del gruppo, soprattutto se intendeva continuare a produrre ancora in Italia. Abbiamo fatto una serie di scioperi e così si è arrivati ad un incontro al ministero dello Sviluppo economico, dove l’amministratore delegato della Heinz Italia ha confermato l’intenzione di produrre ancora in Italia.
C’erano però sempre gli esuberi.
Avevano deciso di sopprimere una serie di direzioni per ottenere una semplificazione. Questo comportava la perdita di posti di lavoro. C’è stato un confronto sito per sito per verificare le proposte che facevano. Da 204 esuberi si è scesi a 163, poi è stato possibile ridurre di altri 40-41 unità attraverso degli accorgimenti normativi e con mobilità interna, fino ad arrivare a 116.
Che cosa avete deciso per questi 116 lavoratori?
Abbiamo chiesto di mettere in campo tutti i possibili strumenti per ammortizzare la situazione. Nel corso di un altro incontro al ministero, l’amministratore ha chiarito meglio il profilo industriale del gruppo, e nell’incontro del 12 novembre è stata siglata l’intesa con la quale l’azienda si è impegnata a sostenere con gli incentivi i lavoratori pensionabili e quelli che vanno in pensione dopo alcuni mesi di mobilità. Ancora, saranno dati 30 mila euro ai lavoratori che decidono volontariamente di andar via.
Quali sono i punti più importanti dell’accordo?
Il fatto che si è voluta riaffermare la volontà di continuare a produrre in Italia e che i lavoratori non sono stati lasciati a loro stessi: in altri paesi la Heinz ha licenziato i lavoratori in esubero. Riteniamo di aver trovato le coperture salariali per almeno altri due anni, poi ci sarà un confronto sugli organici.
Siete rimasti soddisfatti di questa intesa?
Possiamo dare un giudizio positivo sull’accordo data la sua complessità. Sono state trattative molto complesse: non è facile trovare una ricollocazione per questo tipo di profili impiegatizi. Una valutazione finale si potrà fare però fra 8 o 9 mesi, quando sarà possibile verificare come è evoluta la situazione.
Come sta andando il settore alimentare?
La crisi è arrivata anche qui. Firmato questo accordo, siamo già preoccupati per i prossimi giorni per gli impiegati a Parmalat. Dai dati che emergono, in generale la caduta dei consumi produce una riduzione dei volumi prodotti, a meno che non si esporti all’estero. Quindi, siamo in una situazione critica. I consumi in Italia sono diminuiti di oltre il 20%. In questi 3 o 4 anni, 80 mila persone hanno perso il lavoro nelle realtà delle piccole e medie imprese, ora abbiamo problemi anche nelle aziende più grandi.