Mercoledì 9 gennaio a tarda sera è stato raggiunto un accordo per il rinnovo del contratto del settore gomma plastica, scaduto un anno prima. Un risultato positivo, a giudizio di Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil, che però non nasconde la gravità della crisi in cui il settore ancora versa.
Emilio Miceli, le trattative per il rinnovo del contratto sono durate un anno. quali nodi hanno rallentato il confronto?
Uno importante è stato il sistema dell’indennità dei turni che noi ritenevamo sbagliato, anche alla luce della riforma Fornero. A nostro avviso il mantenimento dell’indennità di turno è un elemento strategico, ed è su questo punto che ci siamo inchiodati. Abbiamo trattato a lungo e alla fine le aziende hanno accettato il nostro punto di vista.
Ma il vostro giudizio sull’accordo è positivo?
Siamo soddisfatti, soprattutto perché abbiamo tutelato i lavoratori dall’inflazione. Non abbiamo fatto nessun esperimento strano sui minimi salariali. Nel triennio abbiamo incrementato un montante complessivo sul salario di 3.010 euro: in questo modo riusciamo ad assicurare una piena tutela del potere d’acquisto dei salari.
Altri punti che ritenete importanti?
C’è una questione sicuramente innovativa sul contratto, una novità che altri settori non hanno, abbiamo sancito la proporzionalità dell’agibilità sindacale, in rapporto agli iscritti di ciascuna organizzazione.
Alla luce di questo accordo, quali prospettive avete del settore?
Nonostante l’esito positivo della trattativa, bisogna considerare che il settore risente ancora molto della crisi. La caduta della domanda dell’auto, ad esempio, è un problema che non è solo nostro, ma europeo. Molte di queste imprese si muovono su uno scenario più globale. Mi permetta una battuta, per fortuna non abbiamo trattato con la Fiat, anche se bisogna prendere atto che una parte di questo contratto è legata all’indotto della Fiat sulla componente plastica.
Cosa non siete riusciti a portare a casa?
Sicuramente un punto storico e tradizionale dei sindacati, dove non riusciamo a fare un passo in avanti, è la parificazione delle ferie tra operai e impiegati. Ma ottenere questo risultato avrebbe comportato una diminuzione delle giornate di lavoro.
Emanuele Ghiani