“Nel rispetto dei reciproci ruoli, lineamenti di storia della contrattazione collettiva”(edizioni Vita e Pensiero, Milano) è un volume pubblicato da Marianna De Luca, docente a contratto di Storia del lavoro e delle relazioni industriali presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Il libro raccoglie e sistematizza il contenuto delle lezioni svolte lungo l’arco degli ultimi quattro anni e offre agli studenti una sintesi ragionata degli avvenimenti svoltisi dalla fine dell’ Ottocento sino ai nostri giorni (accordo 31 maggio 2013).
Le 300 pagine del testo sono grosso modo divise a metà tra la sintesi storica e una ricca documentazione, che specie per gli anni dei primordi, comprende documenti di non facile reperibilità (uno fra tutti l’accordo Itala-Fiom del 1906): Aldo Carera nella prefazione spiega termini e obiettivi del metodo impiegato , rispondente non ad una mera esigenza antologica, bensì a quella connessa con un tipo di ricostruzione storica, che, citando uno scritto di Sergio Zaninelli (cui Mario Romani affidò la cattedra di Storia del movimento sindacale retta dalla fine degli anni ’60 all’inizio del nuovo secolo), inserisce “le vicende del movimento sindacale nel quadro più ampio della storia economica e sociale italiana”.
Com’è stato notato da Stefano Musso le troppe storie italiane “sottolineano distinzioni dei campi di indagine che non hanno riscontro nel linguaggio anglosassone, nel quale la labour history è comprensiva di buona parte delle nostre articolazioni”. In realtà, sperando di non invadere il campo dei chierici dell’Accademia, ho maturato l’impressione che nell’analisi italiana prevalga l’attenzione sul problema del potere, della lotta per esso, e degli esiti prodotti: è forse questo il motivo dell’enfasi sugli attori della questione sociale, rispetto alla loro attività e, in particolare, a quella forma di legislazione privata che è la contrattazione, prima forma espressiva della partecipazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti alla gestione dei problemi posti dalla stessa questione sociale (così insegnava Maurice Dobb).
L’attenzione sollecitata sulla contrattazione e le letture dei documenti a questo servono: a conseguire un approccio diretto con la forma ed il lessico degli accordi collettivi, aiutati da letture che offrono chiavi interpretative specifiche.
In questi giorni è stata annunciata la conclusione dell’alleanza tra Fiat e Chrysler: bene, a testimonianza di quel che ho detto sopra, anche analisti, autorevoli per erudizione, hanno finito nei commenti per soffermarsi sull’opzione Stato – Mercato, nulla dicendo delle durissime condizioni poste dal Governo Federale per la concessione del prestito che ha consentito a Marchionne di condurre in porto la sua impresa. Sarà un caso, ma proprio negli anni che hanno preceduto la sua ultima fatica Marianna De Luca si è occupata delle evoluzioni subite dal sindacato americano: il che le ha consentito di esaminare nel merito anche la vicenda Fiat – Chrysler.
L’esame della contrattazione è focalizzato essenzialmente sul livello nazionale; nondimeno di alcune esperienze aziendali viene offerto un frammento significativo (così leggiamo di Fiat e Olivetti negli anni ’50 e, in termini più discreti perché vi lavora, di Enel negli anni ’90).
La ricchezza di contenuti che emerge induce a un interrogativo finale: ma se si diffondesse davvero una contrattazione aziendale in deroga, quale organismo si occuperà di censire e custodire gli esiti di una tale esperienza? Dove, non dico Triboniano, ma Alfredo Gradilone, che da direttore della biblioteca del Ministero del Lavoro introdusse Giugni alle carte di Giovanni Montemartini e del Consiglio superiore del lavoro?
Raffaele Delvecchio
23 gennaio 2014