Il governo di Angela Merkel ha varato una riforma previdenziale che innesta la retromarcia sull’età pensionabile. Vengono riconosciuti contributi figurativi alle madri in età da pensione: l’incremento dei trattamenti a favore delle donne che hanno interrotto l’attività lavorativa per accudire i figli era una delle promesse elettorali di Angela Merkel. I socialdemocratici hanno chiesto e ottenuto di più: potranno andare in pensione senza alcuna riduzione dell’assegno a 63 anni invece che a 67 coloro che hanno maturato almeno 45 anni di contributi. Inoltre viene stabilita a 850 euro la pensione minima. Un netto passo indietro rispetto all’innalzamento dell’età pensionistica varata anche dalla Germania per far quadrare i conti di fronte all’invecchiamento della popolazione e alla riduzione della forza lavoro attiva. Il ministro socialdemocratico del lavoro Andrea Nahles ha dichiarato che lo scopo dell’intervento “è di rendere più giusto il sistema”. I conti, però , rischiano di non quadrare nel medio termine, come pronosticano molti osservatori, tra i quali l’ex cancelliere Gerard Schroder il quale sostiene invece che see per il momento i maggiori costi verranno compensati da iniezioni di denaro pubblico (circa 2 miliardi) e dai “cuscinetti” di surplus accumulati in questi anni dai fondi pensione, a breve un ritocco alle aliquote contributive potrebbe essere l’unica soluzione.
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