Il 5 febbraio sono riprese le trattative tra Ance, Coop e i sindacati di categoria Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil, per il rinnovo del contratto edilizia industria, scaduto il 31 dicembre del 2012 per circa 800mila addetti. Trattative che lo scorso novembre furono bruscamente interrotte a causa delle posizioni assunte dell’Ance, cui seguì uno sciopero nazionale del 13 dicembre.
L’incontro non ha prodotto risultati sui tre fronti ancora aperti (Premio anzianità Ape, salario e riorganizzazione degli Enti bilaterali), ma le parti hanno fissato tre nuovi incontri entro il 5 marzo. Sul significato di questa ripresa e sulle prospettive della trattativa abbiamo sentito il parere di Renato Verri che in merito mostra ottimismo.
Verri dopo la brusca interruzione dello scorso novembre, su quali basi è ripresa la trattative per il rinnovo del contratto nazionale degli edili?
“E’ stato un momento difficile di riflessione della parte imprenditoriale, che è arrivata a proporre condizioni migliori per i sindacati, altrimenti non ci sarebbero stati sviluppi ne l’incontro del 5 febbraio. Questa ripresa di trattativa ha richiesto molti sforzi, ma rappresenta un segnale positivo perché la crisi economica e la volontà di resistere sono alla base della ripresa di contatti da entrambe le parti.
Quali sono stati i temi sui quali avete discusso?
Sono stati discussi pochi macro temi. Il Premio anzianità Ape, salario e riorganizzazione degli Enti bilaterali. Per riattivare il confronto su questi punti ci sono voluti mesi di discussione. Noi auspichiamo una riorganizzazione preliminare delle 3 authority che gestiscono enti e formazione.
Per quanto riguarda i contratti?
La nostra proposta, prevede di ampliare la flessibilità regolata, come è stato stabilito nel contratto tipo “modello expo’”, caratterizzata da un intervallo utile per accedere al rapporto di lavoro indeterminato. Su questo punto il sindacato ha espresso decise contrarietà. Ma allo stesso tempo vogliamo attivare una borsa lavoro e progetti di formazione per i lavoratori in mobilità. Noi ci auguriamo che la sfida venga accolta dai sindacati perché il contratto si deve occupare di tutti.
Quali sono invece le vostre proposte per quanto riguarda previdenza e salario?
Abbiamo proposto un‘Ape mutualizzato, ovvero un contatore che crei continuità e scatti di anzianità, poiché le casse edili soffrono del lavoro frammentato, principale caratteristica di questo settore. In Italia ci sono territori dove c’ è una stabilizzazione degli appalti e quindi del lavoro e altri territori invece caratterizzati da una frammentarietà marcata del lavoro: per i lavoratori non arrivando a un determinato monte ore sufficiente a conseguire l’erogazione da parte delle casse edili, non riescono mai ad avere gli aiuti previsti. Secondo i sindacati con questa modifica il lavoratore sarebbe meno tutelato e quindi non vedono con favore la riforma di questo sistema. Ma credo che con un’azione di responsabilità e di buon senso, entro ottobre 2014 potremmo arrivare a mutualizzare l’Ape a livello nazionale, per renderlo più equo e creare così una soluzione equilibrata tra contributi ed erogazioni.
E per i salari?
Un altro punto importante della trattativa riguarda la retribuzione. Per noi è importante la sostenibilità economica delle richieste sindacali. Le regole contrattuali secondo noi vanno calcolate facendo riferimento agli indici ipca e ai livelli di inflazione relazionandoli al contesto economico.
A mio avviso la proposta dell’aumento di 60 euro non è da sottovalutare, soprattutto se l’obiettivo è garantire il lavoro. A volte, come in questa situazione di grave crisi economica è necessario fare dei sacrifici, e magari rinunciare ad un aumento salariale per garantire però di contro la possibilità di formazione, di borse lavoro e di occupazione, piuttosto che stare li a discutere di 60 euro.
E’ possibile credere che si arriverà ad un accordo?
Io credo che in due incontri, se c’è la volontà politica, le condizioni per trovare una mediazione si troveranno su tutti i punti. Con buon senso e responsabilità si arriverà a un accordo in grado di mettere tutto il settore dell’edilizia in grado di affrontare nel migliore dei modi questo momento di crisi economica. Poi, passato il peggio, riprenderanno senz’altro condizioni normali tra le parti. Adesso si tratta di stringere i denti.
Azzurra Taraborelli