Si è tenuta questa mattina l’incontro tra imprese, associazione ed esperti del settore, Assolombardia e istituzioni per confrontarsi su come attuare al meglio il piano nazionale ‘Garanzia giovani’. Il piano prevede, nel biennio 2014-15, una mobilitazione di risorse per circa un miliardo e mezzo di euro, volte a offrire opportunità di lavoro o di formazione ai giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni in uscita dal sistema formativo.
Nella discussione si sono toccati svariati temi, come la concorrenza tra i servizi per l’impiego pubblici e privati; semplificazione delle regole di ingresso nel mercato del lavoro e dell’apprendistato; potenziamento di scuole, università e centri di formazione come servizi di collocamento e rafforzamento della partnership tra imprese e istituti tecnici e professionali.
Questi giovani, entro quattro mesi dall’inizio della disoccupazione o dalla conclusione degli studi, dovranno registrarsi al programma ‘Garanzia giovani’ per usufruire dei servizi messi a disposizione, “evitando così, sottolinea in una nota Assolombardia, di entrare nella schiera dei cosiddetti Neet (Not in Employement, not in Education, not in Training), il cui numero in Italia è pari a 1.336.000 persone, cioè il 22,2% della popolazione tra i 15 e i 24 anni”.
Dall’incontro, sono emerse precise proposte che i rappresentanti delle Regioni presenteranno domani al nuovo Ministro per il Lavoro, Giuliano Poletti. “Il Paese si trova di fronte a una situazione occupazionale che deve essere rilanciata, soprattutto per i giovani – ha sostenuto Valentina Aprea Assessore Istruzione, Formazione e Lavoro della regione Lombardia. Si tratta di rafforzare le politiche attive per supportare i giovani nella transizione dalla scuola al lavoro, avvicinare con decisione la scuola all’impresa e per responsabilizzare le istituzioni scolastiche e le Università nell’individuare percorsi formativi e occupazionali efficaci per i loro studenti”.
Assolombarda si augura che il ministro del Lavoro “possa offrire risposte tempestive volte sia ad assicurare la necessaria flessibilità nelle convenzioni tra stato e regioni, perché ogni territorio possa adottare le misure più efficaci, sia a evitare che vengano sottratti alle regioni i fondi europei già a loro attribuiti”.
E.G.