Nel 2014 non ci sarà una crescita dell’economia soddisfacente per gli industriali e non ripartirà il mercato del lavoro. A lanciare l’allarme è il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, in occasione dell’assemblea pubblica. “Temo che anche quest’anno – ha avvertito – la crescita che vorremmo vedere non ci sarà e, assieme alla crescita, non ci sarà il lavoro. Questa per me è la sofferenza più grande, come imprenditore e come cittadino”. Ci hanno pensato i dati sul primo trimestre “a gelare l’ottimismo, con il Pil che ha toccato il nuovo minimo”, ha aggiunto.
“Fino alla prima decade di settembre – ha avvertito – si lavora per pagare le tasse. Avanti così e l’anno è finito prima d’iniziare”. Quello che serve all’Italia, ora più che mai, è riportare la pressione fiscale “a livelli accettabili”. Bisogna, duqnue, risolvere “il rapporto malato che il contribuente italiano ha con il fisco. La malattia è seria perché anche in questo caso l’eccesso si commenta da solo: siamo al 68,5% del prelievo sugli utili secondo la Banca Mondiale. Il 19esimo prelievo più elevato al mondo, il primato tra le economia avanzate”. E l’elenco è ancora lungo: “il cuneo fiscale sul lavoro è al 53%, secondo solo al Belgio, 10 punti sopra la media Ue e 17 su quella Ocse”.
“Nel manifatturiero tra il 2001 e il 2013 abbiamo perso 120mila imprese e quasi 1,2 milioni posti di lavoro” ha detto ancora il presidente di Confindustria e rivolgendosi a Renzi, lo ha invitato a fare subito le riforme: “Sulla scheda uscita dall’urna c’è scritto: fate le riforme, ne abbiamo bisogno per ricreare lavoro, reddito, coesione sociale. Non deludeteci”. La priorità di Confindustria è “ridare lavoro al Paese” e “tutti gli sforzi devono concentrarsi su questo obiettivo primario” ha dichiarato, “il lavoro non si crea per decreto – ha detto – ma con regole sbagliate lo si può distruggere”.
E sull’Expo Squinzi ha sottolineato: “Qualsiasi macchia si faccia all’Expo non è grave, è imperdonabile perchè la si fa a danno dell’intero Paese”. E ha lanciato un messaggio chiaro alle imprese coinvolte nello scandalo: “Chi corrompe fa male alla propria comunità e fa male al mercato, produce un grave danno alla concorrenza e ai suoi colleghi. Queste persone non possono stare in Confindustria”.