Durante la conferenza stampa tenutasi presso l’Hotel NH in corso Italia a Roma, i sindacati del credito hanno presentato il loro progetto unitario per innovare il modello bancario. L’intento è quello di restituire alle banche un ruolo centrale nell’economia del paese, proponendole come soggetti di consulenza strategica alle famiglie e alle imprese, ma non solo.
Il segretario generale aggiunto della Fabi, Mauro Bossola, ha spiegato come all’origine dell’iniziativa ci sia stata la riflessione su come uscire dalla crisi: “Non è più possibile seguire la strada, sinora percorsa dalle banche, di tipo autoreferenziale, incentrata su obiettivi a breve termine e finalizzata alla riduzione dei costi e al taglio dei servizi alla comunità. Noi proponiamo una via alternativa: un modello pensato per il lungo periodo e che si rivolge non solo ai bancari ma a tutto il paese, dalle famiglie alle imprese. Per una banca, cioè, al servizio delle collettività”.
Giuliano Romani, segretario generale della Fiba Cisl, ha approfondito le differenze fra i due modelli di banca: “Noi non crediamo nella ricetta che comprime salari e occupazione, ma crediamo in una mission bancaria, che l’Abi si ostina a non comprendere, che precede la logica del profitto e che si basa sulla distribuzione delle ricchezze, prescindendo dall’entità di quest’ultime. Soltanto combattendo la cattiva gestione creditizia, le banche potranno assolvere questa loro, originaria funzione”. “Noi sindacati, ha proseguito Romani, ci stiamo arrischiando in questa operazione andando oltre la nostra funzione all’interno del negoziato, e solo perché crediamo fortemente nel modello di sviluppo che proponiamo”.
Alla riflessione del segretario di Fiba hanno fatto eco le parole di Agostino Megale, segretario generale della Fisac Cgil: “È la prima volta che una categoria dei lavoratori piccola come la nostra decide di lanciare un messaggio a diversi interlocutori, a partire dalla Bce, alla quale si chiede di rimettere al centro della propria politica la buona finanza mirata al rilancio della banca commerciale. Dopo 12 anni in cui si è parlato solo di esodati e di contenimento dei costi, crediamo sia giunto il tempo per parlare di riqualificazione professionale, nuove assunzioni giovanili e investimento nella formazione. Noi così stiamo facendo la nostra parte, ma anche gli altri devono fare la propria”.
Massimo Masi, segretario generale della Uilca, ha infine definito una “rarità” questo tipo di operazione svolta contestualmente a quella di negoziazione sul rinnovo contrattuale, aggiungendo: “Andremo in giro per le piazze d’Italia per diffondere questo modello alternativo di sviluppo”.
Presente all’incontro anche l’economista Silvano Andriani, presidente della Cespi, il quale ha puntualizzato come il rischio finanziario: “Non nasce dalle banche, ma dalla politica monetaria e finanziaria che piuttosto che investire i soldi nelle imprese, continua a impiegarli in attività speculative”.
A chiudere la conferenza le riflessioni del professor Giuseppe Lusignani, docente di Economia e Politica economica presso l’Università di Bologna, sulla necessità di rinnovare i modelli di intermediazione creditizia non solo del sistema bancario: “che dovrebbe puntare sulla gestione del risparmio e sulla formazione delle capacità professionali”, ma anche di quello imprenditoriale: “Le grandi e medie imprese dovrebbero cercare finanziamento sul mercato, mentre le piccole dovrebbero diversificare la propria ricerca”.
F.P.