Nonostante un fatturato 2013 in calo per i big dell’industria italiana, la manifattura resta l’architrave delle nostre grandi imprese, mentre deludono i gruppi pubblici, condizionati dal ristagno dell’industria energetica, e dei servizi. E’ quanto è emerso dal rapporto annuale di R&S Mediobanca sui 40 principali gruppi industriali quotati, che nel 2013 hanno registrato un calo annuo del fatturato del 5%, tanto all’estero (-5,3%) che in Italia (-4,2%). Male l’industria pubblica (-7,7%) mentre i privati hanno limitato la contrazione (-1,9%) grazie appunto al manifatturiero (+1,5%). Crisi piena per servizi e non manifatturiero (-9,9%).
Le maggiori crescite di fatturato sono stare realizzate da Recordati (+13,8%, sul 2012), Campari (+13,6%) e Brembo (+12,7%). La riduzione delle vendite all’estero ha risparmiato solo la manifattura privata (+2,4% sul 2012) che nel 2013 ha realizzato oltre confine il 90,7% del proprio giro d’affari complessivo.
Realizzano all’estero oltre il 90% dei propri ricavi: Luxottica (98,5%), Pirelli (93,8%), De’ Longhi (93,5%), Danieli & C. (93%), Exor (92%) e Safilo (91,9%). Sul fronte degli utili a farla da padrone sono invece i big pubblici energetici: tra il 2009 e 2013 le grandi società industriali e di servizi hanno realizzato utili netti cumulati pari a 66,7 miliardi, che provengono per la grande parte (55 mld) dalle attività pubbliche e in particolare da quelle di natura energetica (57 mld). In testa Eni (30,5 mld), seguita da Enel (18,2 mld).
Anche sul fronte dell’occupazione la manifattura vince, con un incremento sul 2012 pari al +4,2% nel complesso (+5,8% all’estero, -0,1% in Italia). In calo la competitività dei grandi gruppi pubblici, con la produttività per addetto che è salita del 6,6% sul 2009 e non tiene il passo con l’aumento del costo del lavoro (+10%). Solo nella manifattura privata la dinamica è accettabile (+10,9% il costo del lavoro, +10,4% la produttivita), mentre nei servizi e nelle altre attivita la distanza è ampia (+9,2% contro +3,1%).