In conferenza stampa Matteo Renzi aveva precisato: ‘’abbassare le tasse non è di destra o di sinistra, è di buon senso’’. Giusto. Ma nel day after la domanda ritorna: questa legge di stabilità è di destra o di sinistra? Di tutti e due, o di nessuna delle due: dipende, come al solito, da che parte la si guarda. In parlamento, per esempio, è tutto un dirne bene: il patto del Nazzareno fa miracoli, anche in economia. Ecco Maurizio Sacconi, NCD: “La legge di stabilità proposta dal Consiglio dei ministri realizza i nostri desideri e corrisponde fino in fondo alle ragioni per cui il Nuovo Centrodestra partecipa alla coalizione di governo”. Fa eco Barbara Saltamartini, anche lei NCD: “Una manovra chiaramente di centro destra, targata Ncd: sono interventi che rispecchiano la ricetta economica per la quale si è sempre battuto il Pdl, e che vanno nella direzione che abbiamo sempre richiesto con Alfano”. Sarà, ma sta di fatto che anche il Pd ritiene che questa sia la migliore delle manovre possibili. Ecco Marina Sereni, vicepresidente della Camera, Pd: “Aiutare famiglie e imprese: è questo il segno della legge di Stabilità licenziata ieri dal consiglio dei ministri. Una manovra ‘imponente’, che prosegue nella strada intrapresa dal governo Renzi: aiutare chi di più ha sofferto della crisi, aiutare chi può permetterci di uscire dalla crisi”. Perfino Forza Italia, che non fa parte della maggioranza, in qualche modo è soddisfatta. Lo provano le dichiarazioni del normalmente ipercritico Daniele Capezzone: “nella impostazione della legge di stabilità proposta dal Governo Renzi c’è una inversione di tendenza positiva, così come positive sono le scelte su Irap e detassazione delle nuove assunzioni: questi punti oggetto da tempo di nostre proposte, in qualche modo ora raccolte dall’Esecutivo”.
Il quadro cambia, però, se ci si sposta dal parlamento alle Regioni. Qui la rivolta contro la legge di stabilità riguarda sia i governatori di destra che di sinistra, capeggiati da Sergio Chiamparino, renziano doc, ma oggi infuriato per una manovra che, afferma, costringerà le amministrazioni regionali a tagliare i servizi ai cittadini o a mettere nuove tasse per compensare i tagli del governo centrale. “Piuttosto che ritoccare l’Irap, sono pronto a lasciare l’incarico di presidente della Regione Piemonte”, ha affermato Chiamparino nel corso di una conferenza stampa che ha avuto il senso di una vera e propria dichiarazione di guerra: “Con i tagli inseriti nella legge di stabilità ci troviamo in una situazione insostenibile a meno di non incidere sulla spesa sanitaria o di compensare con nuove entrate”. I governatori sono con lui, a prescindere dal partito che li ha eletti. Da Nicola Zingaretti, Pd, Lazio, che afferma: ‘’e’ facile abbassare le tasse con i soldi degli altri’’, a Catiuscia Marini, Pd, Umbria: “Ai cittadini dobbiamo dire la verità: 3 miliardi di tagli, sui 4 previsti, saranno sulla sanità”. Ma anche Stefano Caldoro, Forza Italia, Campania, la pensa nello stesso modo: “È troppo facile fare la spesa con i soldi degli altri: con questa misura vengono meno due patti e quindi, da parte del Governo, non si è affidabili”. E ci va pesante anche Luca Zaia, Veneto, Lega: “Per le Regioni, quelle virtuose per prime, questa manovra passerà alla storia come la legge del massacro. Tagli insostenibili, che stiamo subendo sin dal 2011, ma che stavolta avranno pesantissime conseguenze, perché alla gente con una mano si dà ma con l’altra si toglie e le Regioni sono stremate”. Cosi’ come il collega Roberto Maroni, Lega, Lombardia, che parla di ‘’accordi del governo non rispettati, tagli inaccettabili”. La conseguenza? ‘’ci sarà non una riduzione delle tasse ma un aumento delle tasse da parte delle Regioni perché questi tagli, soprattutto nella Sanità, sono insostenibili”.
Matteo Renzi, però, tiene botta. Via Twitter risponde colpo su colpo: “Le regioni si lamentano? Comincino dai loro sprechi, anziché minacciare di alzare le tasse’’. E ancora: “ Tagliare i servizi sanitari è inaccettabile. Non ci sono troppi manager o primari? E impossibile risparmiare su acquisti o consigli regionali?”. Poi, intervenendo dal forum eurasiatico di Milano: “Penso che la protesta delle Regioni e la minaccia di alzare le tasse a livello locale sia un atto al limite della provocazione – Vorrei fosse chiaro il gioco cui giochiamo: nessuno cerchi prendere in giro gli italiani. Prima di fare polemica bisogna guardare in casa propria e ridurre gli sprechi, per poter finalmente ridurre le tasse. Le famiglie stanno facendo degli sforzi, lo facciano anche le Regioni, che stanno usando parole contro la realtà.”. E tuttavia, alla fine ammorbidisce i toni: “Noi siamo pronti a incontrare i governatori – ha concluso il premier – ciascuno però faccia la propria parte”. Ma anche i Governatori, stavolta, sembrano ossi duri: ”sprechi? Renzi ci offende. Guardi piuttosto agli sprechi nei ministeri”, replica duro Chiamparino. La guerra, insomma, è appena iniziata.
N.P.