IArriva denaro fresco per il risanamento dell’Ilva di Taranto. Un fiume di denaro: per l’esattezza, un miliardo e 200 m ilioni di euro, sequestrati dalla magistratura ai Riva e oggi sbloccati dalla stessa magistratura. Il giudice per le indagini preliminari di Milano, Fabrizio D’Arcangelo, oggi ha sciolto la riserva e destinato le somme, circa 1,2 miliardi di euro, al commissario Gnudi, per il risanamento dell’impianto siderurgico di Taranto la cui area a caldo è sotto sequestro da due anni.
Il miliardo e duecento milioni di euro è stato sequestrato nel maggio 2013 dalla guardia di finanza alla famiglia Riva, nell’ambito di un’indagine della procura di Milano, ancora aperta, su ipotesi di trasferimento fraudolento all’estero di ingenti capitali, sottratti in parte alle casse della stessa Ilva, depositati in un paradiso fiscale della Manica e poi fatti rientrare in Italia attraverso lo scudo fiscale in modo illecito. Fra i reati ipotizzati anche la truffa ai danni dello Stato. Nell’udienza dello scorso 17 ottobre a Milano i pm Mauro Clerici e Stefano Civardi fecero presente lo stato di insolvenza della società precisando che le somme andavano destinate solo alle spese di risanamento previste dall’Aia, l’autorizzazione che permette allo stabilimento di restare in funzione e non per la spesa corrente.
Con lo sblocco delle somme si risolve la grave emergenza finanziaria dell’Ilva legata agli investimenti previsti dall’Aia. Proprio oggi è previsto a Roma un incontro fra il commissario Gnudi ed il ministro per l’Ambiente Gian Luca Galletti per discutere degli investimenti legati all’Aia.