“Peggio di noi solo la Spagna. Il commercio mondiale cresce, noi zero. Un quarto della capacità produttiva metalmeccanica polverizzata. La crisi non offre spiragli di ottimismo”. Parole dure, pronunciate oggi dal presidente di Federmeccanica Fabio Storchi in occasione della conferenza stampa tenutasi a Roma per la presentazione della 132° indagine congiunturale sul settore metalmeccanico italiano. Dai dati dell’indagine, emerge infatti la difficile situazione che sta vivendo il settore. A cominciare dalla produzione metalmeccanica, tornata a scendere tra luglio e settembre di un’ulteriore 1.5% rispetto al precedente trimestre; un risultato ben peggiore di quello della media europea, che in media ha registrato, sempre nel terzo trimestre 2014, una crescita tendenziale pari all’1,2%.
L’indagine conferma quindi che la crisi non è una situazione congiunturale, ma strutturale: il calo della produzione industriale infatti, salvo brevi periodi di ripresa, dura ormai da 7 anni.
Ma Federmeccanica, convocando per la prima volta contemporaneamente in 60 città d’Italia conferenze e note stampa, vuole mandare un “unico” messaggio: “La metalmeccanica è centrale per promuovere una nuova stagione di sviluppo perché senza industria non ci sono posti di lavoro, non c’è produzione di ricchezza (Pil) e quindi non c’è benessere”.
A dimostrazione che il settore è fondamentale per il paese, Storchi dà sfoggio dei numeri occupazionali del settore: “Occupiamo circa 1.800.000 addetti, inoltre abbiamo un avanzo di bilancio di 65 miliardi, che ci permette di riequilibrare la bilancia commerciale. Ma c’è bisogno di una cura shock: riforme strutturali”.
Sulle riforme, il presidente di Federmeccanica è molto chiaro: “La priorità è una legge elettorale che riesca a far eleggere una maggioranza forte e riuscire a fare le leggi e decreti attuativi in tempi brevi”. Ma sono urgenti, per Storchi, soprattutto tre azioni: rilancio della domanda interna tramite maggiori investimenti; un mercato del lavoro efficiente ed inclusivo; una politica industriale che favorisca l’innovazione.
Il presidente di Federmeccanica si dice favorevole al Jobs act del governo, perché sposta l’economia del paese da politiche passive a politiche attive. “Il lavoratore, sottolinea Storchi, viene accompagnato verso un nuovo sblocco lavorativo”. Ma la situazione strutturale, per Storchi, non è adeguata a gestire i lavoratori. “Bisogna considerare che abbiamo solo 7.500 persone che lavorano nei centri per l’impiego, contro gli 80/100.000 degli altri stati europei, quindi si fatica non poco a rilanciare il mercato del lavoro”. Inoltre, per il presidente, è necessaria l’eliminazione dal calcolo del lavoro dell’Irap e cambiare i modelli contrattuali, collegandoli strettamente alla crescita della produttività. “Cambia l’economia, cambia il mondo, si cambiano anche i contratti”. Servono soprattutto risorse per gli investimenti aziendali, perché senza, secondo Storchi, “il paese è destinato al baratro”. E abbassare la tassazione: “Se tutto và al fisco, le aziende non possono investire”. Riaprire i cantieri per creare occupazione.
“Una banca tedesca, la Kfw, in questo momento si è già accordata con la cassa depositi e prestiti – sottolinea il vice presidente di Federmeccanica Alberto Dal Poz – destinando 300 milioni al finanziamento delle piccole e medie imprese italiane e 200 milioni alle infrastrutture. Con questo cosa voglio dire? Che abbiamo bisogno, non solo nel settore metalmeccanico ma in tutta l’economia italiana, di un concetto che si sta ormai perdendo: la fiducia. Bisogna dare fiducia alle aziende e ai lavoratori. E ci vuole certezza nel quadro normativo. Solo allora, potrà esserci speranza per una ripresa”.
Emanuele Ghiani