“Il forte divario pensionistico tra uomini e donne riflette le discriminazioni e le disuguaglianze di genere, in continuo aumento. Che cosa aspetta la politica ad occuparsene?”. Loredana Taddei, responsabile politiche di genere della Cgil nazionale, commenta così i dati Inps diffusi oggi sugli importi medi delle pensioni erogate.
“La disparità pensionistica è strettamente legata alla disparità salariale e al calo occupazionale che colpisce le donne in Italia. Le donne a parità di lavoro guadagnano meno e cresce il numero delle disoccupate. Al punto che gli indicatori mondiali sulla parità tra uomini e donne ci collocano tra i Paesi con minore partecipazione femminile nel campo economico e tra quelli con le maggiori disparità di genere e salariali – osserva Taddei – . Troppe lavoratrici madri pagano il prezzo di un welfare svuotato e di una rete di servizi inadeguata ai bisogni con costi troppo elevati. Dopo la maternità in Italia continuano a lavorare solo 43 donne su 100”.
Secondo le ultime stime dell’Osservatorio Nazionale Mobbing 4 madri su 10 vengono costrette a dare le dimissioni per effetto di mobbing post partum. Almeno 350mila sono quelle discriminate per via della maternità o per aver avanzato richieste per conciliare il lavoro con la vita familiare. Il part-time involontario ha superato oramai il 6O%.
“Pari opportunità e conciliazione, così come sono, non bastano più. Ma a tutt’oggi non c’è traccia di misure attuate dal Governo per superare il divario retributivo fra donne e uomini. E l’Europa continua a pungolare l’Italia, fissando l’annullamento delle differenze retributive tra gli obiettivi da raggiungere entro il 2020 . Ma senza successo!” , conclude la dirigente del sindacato guidato da Susanna Camusso .