L'”esproprio senza indennizzo” consumatosi all’Ilva “è una macchia sulla reputazione internazionale del Paese, perché è impossibile far capire a un potenziale investitore estero come sia possibile che in un paese della Ue succeda una cosa del genere, come sia possibile operare una tale violenza prima di un giudizio definitivo, prima della sentenza di un tribunale”. Lo ha dichiarato il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, nel corso dell’assemblea annuale dell’associazione. “Peraltro – ha proseguito – tutto ciò non ha portato alcun beneficio nè sul fronte ambientale nè su quello industriale visto che l’azienda versa in condizioni preoccupanti”.
“Abbiamo combattuto con forza fin dall’inizio la scelta dei commissariamenti che si è trasformata in un esproprio senza indennizzo – ha spiegato Gozzi – Dopo due anni di gestione commissariale il patrimonio netto dell’Ilva si è azzerato e l’impresa si è ritrovata in stato di insolvenza e messa in amministrazione straordinaria, nonostante la legge prevedesse la restituzione ai legittimi proprietari”.
“Noi non abbiamo una pregiudiziale contraria a un intervento, transitorio, dello stato in una situazione difficile come quella di Taranto – ha continuato il presidente di Federacciai – Abbiamo proposto al governo soluzioni miste che potevano coinvolgere sia i Riva sia altri privati desiderosi di cimentarsi con la sfida dell’Ilva e che potevano evitare il trauma grave dell’amministrazione straordinaria per centinaia di fornitori e per le banche creditrici che pure avevano supportato la gestione commissariale. Non siamo stati ascoltati per ragioni che mi è difficile comprendere”.
“La situazione di oggi resta preoccupante per carenza di risorse finanziarie e per carenza di management – ha spiegato Gozzi – L’azienda continua a produrre poco e male, perde molti soldi, deve realizzare investimenti ingentissimi. Occorre definire al più presto un piano industriale e finanziario che preveda i tempi dell’intervento dello stato, chiarisca le sue finalità e ridefinisca la prospettiva di un ritorno dell’azienda in mani private sperando che questo sia ancora possibile”.