“Noi, come Asstel, apprezziamo il recupero del valore delle agibilità negoziali attraverso il puntuale riferimento al contratto collettivo nazionale quale sede in cui le parti congiuntamente devono individuare le modalità e le condizioni costruendo la cornice delle regole.” Questo il giudizio, espresso in un comunicato stampa dalla presidente di Asstel, Dina Ravera, sulla clausola sociale per i lavoratori in outsurcing contenuta nel provvedimento sulla riforma degli appalti pubblici, approvato oggi dalla Camera. La nuova norma stabilisce la continuità del rapporto di lavoro con l’appaltatore subentrante, affidandone la declinazione operativa alla contrattazione collettiva nazionale per quanto riguarda la definizione della cornice applicativa e a quella aziendale per gestire i singoli cambi appalto. Così le parti, ai diversi livelli, sono messe al centro del processo di definizione delle regole e
“Siamo convinti – ha aggiunto Ravera – , anche come sistema Confindustria, che la contrattazione sia lo strumento più idoneo per la ricerca delle soluzioni. Le regole generali del contratto nazionale di lavoro dovranno garantire una buona flessibilità per consentire una più efficace adattabilità alle diverse realtà industriali e permettere così alle imprese di affrontare con maggiore puntualità la propria situazione congiunturale”.
“Com’è noto Asstel, – prosegue Ravera – che rappresenta sia una parte rilevante della committenza (gli operatori telefonici) sia importanti aziende che svolgono attività di customer care in outsourcing, ha fin da subito espresso in modo trasparente perplessità sulla prima formulazione della norma. Tenendo conto della peculiarità dell’attività di call center in termini di compatibilità con i fabbisogni, di localizzazione, nonché degli impatti sul piano economico organizzativo, abbiamo evidenziato soprattutto i profili critici di applicabilità della norma e di coerenza con il quadro organizzativo ed economico dei soggetti destinatari. Il nostro contributo è stato raccolto dagli interlocutori politici e del Parlamento che hanno lavorato per introdurre le necessarie flessibilità e contemperare l’esigenza sociale che è alla base dell’intervento, evitando il rischio di un effetto addirittura controproducente”.
“In quanto associazione titolare del contratto nazionale del settore delle Telecomunicazioni, siamo pronti ad accettare il confronto. Questa linea è coerente con la storia di Asstel, che ha sempre colto le esigenze della “buona imprenditoria” e ne ha rappresentato gli interessi. Lo abbiamo già fatto con l’articolo 53 del contratto nazionale, specificamente dedicato alla disciplina degli appalti, che assegna alle Relazioni Industriali il compito di favorire l’assunzione di scelte coerenti con princìpi di eticità e responsabilità sociale. In quella sede abbiamo definito un processo di selezione degli appaltatori per gli appalti di customer care che supporti la scelta di soggetti eticamente, oltre che economicamente, qualificati. Oggi abbiamo una responsabilità ancora maggiore: dobbiamo assumere decisioni capaci di rinnovare – in profondità – le relazioni tra le parti sociali e tra i diversi livelli contrattuali. Noi come Asstel siamo pronti a raccogliere questa sfida”, conclude il comunicato.