I tagli lineari alla spesa sanitaria per 20 miliardi dal 2012 ad oggi non hanno prodotto efficienza, hanno logorato il sistema sanitario e creato un paziente sempre più “scoraggiato” (dal prolungamento delle liste di attesa, dalla diminuzione dei servizi, dalla difficoltà di accesso al Servizio sanitario nazionale, dall’aumento dei ticket, dal peggiorament dei servizi forniti dagli ospedali pubblici) e il ricorso ad ospedali privati accreditati o a cliniche private a pagamento la cui attività accreditata è stata però fortemente ridimensionata dai tagli ai budget. Lo evidenzia il 13esimo Rapporto sull’attività ospedaliera in Italia “Ospedali&Salute”, promosso da AIOP-associazione dell’Ospedalità Privata e realizzato da Ermeneia, che anche quest’anno è andato alla ricerca delle sacche di inefficienza all’interno della complessa macchina ospedaliera individuando sprechi e costi per quasi 8 miliardi di euro.
Più precisamente: sovraccosti teorici pari a 2,3 miliardi di euro per le Aziende Ospedaliere e una stima di altri 2 miliardi a carico degli ospedali a gestione diretta, quelli cioé gestiti dalle ASL. Ma anche costi “nascosti” (che non compaiono in bilancio o sono sotto altre voci di spesa) che, tra aziende ospedaliere e ospedali a gestione diretta, arrivano a 1,8 miliardi di euro per gli ammortamenti e a 1,7 miliardi di costi impliciti per il personale.
L’indagine prende in considerazione i conti economici di tutte le Aziende Ospedaliere pubbliche del Paese (circa 90), con lo scopo di misurare innanzitutto l’entità dei “sovraccosti” prodotti, con riferimento a 11 categorie diverse di spesa (prodotti farmaceutici, altri beni sanitari, servizi di mensa e prodotti alimentari, servizi di lavanderia e materiali di guardaroba, servizi di pulizia, smaltimento rifiuti, premi di assicurazione, utenze telefoniche, utenze elettriche, costi di gestione e altri costi). Ed evidenzia come non sia “ancora in atto un percorso concreto di ristrutturazione e riconversione organizzativa del sistema ospedaliero pubblico, il quale assorbe l’86% della spesa sanitaria, coprendo il 73% dell’attività, rispetto al 14% assorbito dalla sanità privata accreditata che copre il 27% delle prestazioni: non si può quindi ragionevolmente pensare – è stato sottolineato stamane durante la presentazione del Rapporto – di continuare ad agire sulla seconda per compensare la difficoltà nell’intervenire sul primo”.