Agli iscritti che consulterà dal 15 marzo, la Cgil chiederà anche se sarebbero d’accordo su un referendum abrogativo del Jobs Act. Non su tutta la legge di riforma del lavoro, ma solo su alcune norme considerate incompatibili con la proposta di legge di iniziativa popolare che prenderà spunto dalla Carta dei diritti: cioè la materia su cui, tecnicamente, la Cgil ha indetto la consultazione dei circa 5 milioni di tesserati. La conferma arriva da Maurizio Landini, che in una intervista al Fatto Quotidiano ha spiegato come le due domande vadano di pari passo: “La Cgil metterà ai voti la sua proposta di legge di un nuovo statuto dei diritti –ha sottolineato il leader Fiom- e quella proposta di legge sarà poi coniugata con un’altra domanda: per farla passare, per trasformarla in legge, siamo d’accordo di promuovere un referendum abrogativo del Jobs Act e di altre norme?”.
Dunque, il 15 marzo i consultati dovrebbero ricevere due schede, sulle quali dovranno pronunciarsi con un si o con un no. Con la prima scheda verrà loro chiesto se apprezzano le proposte della Carta dei diritti e se ritengono che sarebbe utile trarne una legge di iniziativa popolare; la seconda scheda conterrà invece la domanda che potrebbe essere formulata pressappoco in questi termini: “saresti d’accordo se la Cgil si facesse promotrice anche di iniziative referendarie abrogative, allo scopo di sostenere la legge di iniziativa popolare?”.
Inutile dire che in Cgil non tutti concordano, anzi: il grosso della confederazione e’ contrario all’idea di infilarsi in una partita referendaria dall’esito sommamente incerto, a partire dal quorum; e che, se persa, segnerebbe una waterloo per Corso Italia. Il leader della Fiom, invece, e’ convintissimo. Tanto da aver spostato più in alto anche l’asticella sulle modalità di consultazione: mentre la Cgil si rivolgerà esclusivamente ai propri iscritti, la Fiom vuole sottoporre i due quesiti a tutti i lavoratori metalmeccanici. Per distinguere comunque le due tipologie nel risultato delle urne, si sta studiando di stampare schede di colore diverso: uno per gli iscritti, uno per i non iscritti.
Dice ancora Landini: ‘’entro il 18 marzo avremo i risultati. A me sembra una cosa grandiosa impegnare cinque milioni di lavoratori, e poi tutto il 2016 nella raccolta di firme”. E aggiunge: ‘’un referendum tira l’altro’’. Il riferimento e’ al referendum confermativo sulla riforma costituzionale, che si terrà in ottobre. La posizione della Cgil e’ ancora indefinita: una parte consistente della confederazione sarebbe infatti orientata a schierarsi per il ‘’si’’ alla legge Boschi, o comunque non sarebbe d’accordo nel dare indicazione di votare contro. L’ipotesi più probabile e’ che Corso Italia decida quindi di non dare alcuna indicazione. Di diverso avviso la Fiom: in attesa che la Cgil prenda una posizione, l’idea sarebbe di consentire la partecipazione ai comitati per il “no” a titolo personale; pronti però a schierare ufficialmente la categoria in un secondo momento.
Nunzia Penelope