Le tre confederazioni sindacali non sono sole nella battaglia per la modernizzazione della contrattazione. La sinistra del Pd, quella che si identifica in Pier Luigi Bersani, è con loro in questa difficile partita che ha preso il via con l’approvazione del documento unitario su contrattazione e rappresentanza. Un endorsement in questa direzione è venuto stamattina con un affollato convegno organizzato da Nens, il centro studi di Bersani e Vincenzo Visco, a sostegno del documento dei sindacati. L’ex segretario del Pd non ha fatto promesse mirabolanti ai sindacati, ma ha sostenuto il loro impegno con parole sincere, tese a valorizzarne l’importanza politica prima che economica. Lui e Visco hanno sottolineato il carattere innovativo di questo documento, a loro avviso in grado di costituire un valido strumento per affrontare i problemi pressanti quanto ingenti che il nostro paese si trova ad affrontare.
E’ stato Visco il primo a rilevare la scarsa attenzione con la quale nel paese è stato accolto il documento unitario dei sindacati. “Un muro di silenzio, ha detto, dettato dal desiderio dilagante di depotenziare i corpi intermedi della società”. Una situazione difficile, sulla quale però Bersani ha sollecitato a non prestare troppa attenzione. “Non badate, ha detto ai sindacalisti, se siete soli, importante è fissare un rampino sul quale poi poter fare pressione. E il vostro documento, ha continuato, rappresenta un passo su una strada di assoluto interesse per il governo del paese”.
Ma soprattutto Visco e Bersani si sono chiesti come faccia il governo (Matteo Renzi non è mai stato nominato) a non rendersi conto della miopia della sua strategia. “Il paese – hanno osservato- si trova di fronte a una serie di gravi problemi, in parte dettati dalla crisi drammatica della rappresentanza, che investe ogni aspetto, oltre alla politica ogni forma associativa, il sindacato, la Confindustria, la Chiesa, ma anche l’associazione degli avvocati o quella del calcio: un fenomeno strutturale dettato dal combinato disposto della frammentazione economica e sociale e della globalizzazione. Il governo dovrebbe porsi questo problema e cercare di risolverlo, e invece cerca scorciatoie demagogiche che non affrontano il problema. Cerca – come fece Berlusconi al convegno Confindustria di Vicenza nel 2006, ha ricordato Bersani- di saltare la prima fila, di parlare direttamente ai rappresentati, saltando i rappresentanti. Ma questa non è una soluzione, bisognerebbe cogliere gli elementi di novità per riformare la propria politica”. Cosa che però il governo non fa, rischiando di far fare a tutti la fine dei polli di Renzo. “Servono delle mediazioni – ha insistito Bersani- ma il governo non le ama. Nemmeno noi amiamo le mediazioni liturgiche, ma in evenienze come queste ci vogliono, eccome se ci vogliono”.
L’esempio più classico è quello della politica industriale, che è sempre più indispensabile in questa congiuntura economica difficile e della quale invece non si vede traccia negli atti del governo. “Qualcosa – ha rilevato Bersani- di cui si dovrebbe discutere in Europa, dove invece si parla sempre della crescita del Pil dello zero virgola qualcosa, che non è roba seria. Una cortina di fumo dietro alla quale non si sa bene cosa si nasconda”. Bersani in proposito ha messo in guardia rispetto al fatto che è in corso “una strisciante privatizzazione del sistema sanitario nazionale, che va avanti a botte di 2 o 3 miliardi senza che nessuno dei protagonisti abbia la forza o la voglia di denunciare cosa stia accadendo: ma alla fine -ha rilevato- accadrà qualcosa, qualcosa di micidiale, per cui sarebbe bene prepararsi”.
Tutti, compresi gli altri ospiti del convegno, Emanuele Macaluso, Franco Marini, Giorgio Benvenuto, hanno messo in evidenza l’importanza del fatto che il sindacato con questo documento abbia ritrovato la propria unità. Senza nostalgie per il passato, hanno detto, è bene non dimenticare che con l’unità sono venute tute le importanti conquiste del movimento dei lavoratori. Poco peso è stato dato alla risposta subito negativa della Confindustria, che, è stato messo in risalto, si trova in un momento particolare, nel pieno della campagna elettorale per il ricambio della presidenza. “Ci spiacerebbe, ha detto Bersani, se però partisse con un handicap qualcuno solo perché si è dichiarato attento a contratti aziendali o territoriali”.
Massimo Mascini