“Per combattere la deflazione occorre una politica espansiva di sviluppo a livello europeo ed a livello dei singoli paesi, attraverso un piano straordinario di investimenti pubblici e privati ma soprattutto con interventi fiscali di ridistribuzione del reddito a favore dei ceti medio- bassi, del lavoro dipendente e dei pensionati”. Lo ha detto oggi la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan, durante il Comitato esecutivo della Cisl in corso a Roma.
“La crescita dei consumi non dipende dall’alchimia dei numeri o da qualche decimale in più o in meno di flessibilità concessa sul piano europeo. Per questo il nostro Governo deve uscire dalla logica degli annunci che ha caratterizzato il dibattito delle scorse settimane. Se la revisione delle aliquote Irpef è come noi auspichiamo da tempo tra le priorità da affrontare nei prossimi mesi, il Governo faccia finalmente una proposta precisa in modo da poter aprire una discussione seria con le parti sociali. Questa esigenza di chiarezza vale anche per la questione delle pensioni dove il Governo deve formulare, con una paternità chiara, una proposta di riforma della legge Fornero, aprendo un confronto con il sindacato sulla flessibilità in uscita che oggi è indispensabile per venire incontro alle esigenze di tante lavoratrici, di tanti lavoratori e dei giovani in cerca di occupazione. Porteremo avanti le nostre proposte nei territori, invitando nei prossimi giorni i lavoratori e tutti i cittadini a sostenere l’azione del sindacato per far cambiare la peggiore riforma pensionistica d’Europa. Lo sviluppo dipende dalle scelte di politica economica e da una strategia chiara che rilanci gli investimenti in infrastrutture materiali ed immateriali, ricerca, innovazione, affrontando con grande determinazione il tema di una nuova politica industriale e la riduzione del divario tra Nord e Sud. Per far uscire il paese dalla stagnazione, dalla bassa crescita e dalla deflazione serve, insomma, una volontà di mettere in campo scelte politiche chiare, ricercando il massimo consenso e l’indispensabile coesione sociale nei processi riformatori.”