Le Linee Guida del Masterplan del Governo per il Mezzogiorno (novembre 2015) sembrano contenere un linguaggio nuovo, non burocratico e neppure propagandistico, come sempre più spesso accade. A partire dalla dichiarazione “non sono le risorse che mancano”, che introduce la stima di circa 100 miliardi disponibili “per le politiche di sviluppo” da oggi al 2023. E anche la metodologia scelta sembra giusta: partire dai punti di forza del Mezzogiorno; mettere in movimento la società civile con cui condividere progetti non calati dall’alto; non sperare di importare dall’esterno attività industriali, rafforzare i poli esistenti e fare sistema con l’azione di Eni, Enel, Finmeccanica, Fincantieri; attivare una banca che garantisca credito a tutte le imprese sane; investire su scuola e formazione; superare il gap infrastrutturale; svilluppare gli “attrattori culturali”; aggregare le imprese locali di servizio pubblico ecc. Anche il capitolo dedicato a una nuova governance sembra muoversi con pragmatismo: una Cabina di Regia Stato-Regioni e “16 Patti per il Sud”, 8 con le Regioni e 8 con le città metropolitane. Ogni Patto dovrà contenere una “visione”, le risorse e le priorità di intervento.
Tutto bene quindi? Evidentemente no, se l’accordo tra Confindustria e Cgil, Cisl, Uil “Impresa e Lavoro” (febbraio 2016) non esita a sollecitare un Masterplan 2.0. Il testo comune inizia richiamando la gravità della crisi nel Mezzogiorno (- 40.000 imprese e 1.200.000 persone in cerca di lavoro), malgrado i primi segnali di inversione, per poi richiamare alcuni settori come l’agricoltura, l’agroindustria, i beni culturali e ambientali, che sembrano non essere citati dal Masterplan governativo. Il testo comune richiama poi l’attenzione sul fatto che il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione che dovrebbe finanziare le grandi infrastrutture non “garantisce una effettiva e certa programmazione delle risorse” stanziate e che, se non si cambia metodologia, la spesa procapite al Nord continuerà a essere più alta di quella al Sud. Infine si passa alle critiche esplicite: non c’è nel Masterplan visione strategica del futuro del Mezzogiorno, il Governo preferisce ritagliarsi un ruolo di “attivatore” e non di “guida”, manca un quadro generale delle priorità (affidate invece ai singoli Patti) e un “effettivo coinvolgimento delle realtà economiche e sociali dei territori”, la Cabina di Regia non è mai partita. Per quanto attiene alle proposte, il documento Confindustria-Sindacati chiede una sostanziale proroga degli incentivi all’assunzione a tempo indeterminato e di quelli per le imprese, investimenti pubblici aggiuntivi, ulteriori agevolazioni, maggiore efficacia amministrativa, efficienza dei trasporti di merci e persone, riqualificazione urbana. Il Masterplan 2.0 dovrebbe soprattutto caratterizzarsi con un reale “coinvolgimento diretto delle rappresentanze ecomomiche e sociali” sia sul piano “tecnico” che “politico” a partire dalle necessità dei sistemi produttivi locali.
Sembra di comprendere, in definitiva, che le Parti Sociali firmatarie del documento non considerino il Masterplan in grado di realizzare gli obiettivi che si propone (e forse nemmeno di impiegare le risorse che prevede).
Che fare, se questo è vero? Come coniugare le volontà governative con le urgenze del Mezzogiorno?Il Piano del Lavoro della Cgil indica due strade da percorrere (compatibili, seppure diverse da quelle indicate). La prima è partire dai bisogni dei territori e delle comunità meridionali (dissesto idrogeologico, sicurezza, ciclo dei rifiuti, legalità, trasporti, scuola per l’infanzia, assistenza agli anziani ecc.) e da lì individuare una nuova domanda (nuove occasioni di mercato) da proporre alle imprese e ai servizi esistenti: difficile, quasi impossibile immaginare che siano le imprese a creare nuovi mercati per la crescita economica e sociale. La seconda è quella di sperimentare momenti locali di dialogo e di partenariato, senza dei quali è utopistico credere che una Cabina di Regia nazionale possa davvero riuscire a permeare una realtà sociale, economica e istituzionale tanto frammentata quanto complessa. Discuteremo di questi e altri temi alla prossima Conferenza Spi Cgil sul Mezzogiorno (Cosenza, 30/31 marzo 2016).