La crisi e il default delle 4 banche, sommato alle evidenti difficoltà in cui versano Veneto Banca, Banca Popolare Vicenza, Carige e altre minori, senza contare la “gloriosa e storica” Monte dei Paschi di Siena, impongono operazioni di “salvataggio” o quanto meno di “sostegno” da parte di soggetti possibilmente bancari.
Non è un caso che l’interesse di private equity e di hedge fund verso le 4 banche sia prevalente rispetto ai soggetti bancari tradizionali.
Come conciliare il dirigismo della Banca Centrale Europea con la “digital bank” o ancor di più con i “bitcoin” e i “blockchain”?
Lo sviluppo della “digital bank” porterà la polverizzazione dell’offerta dei servizi bancari fra molti soggetti, ora per la maggior parte venduti da un singolo operatore (banca). Avremo nuovi operatori finanziari e differenti modi per eseguire transazioni. Le aziende della grande distribuzione entreranno nel mercato dei pagamenti, come oggi molte aziende dell’auto offrono finanziamenti ai loro clienti utilizzando la banca del gruppo e non il sistema bancario “classico”.
Rischia di essere precocemente obsoleta l’architettura dell’Unione Europea, che potrebbe in pochi anni essere superata da una realtà che viaggia con tempi e modi differenti da quelli previsti dai banchieri nel novecento. Ne è un esempio, il “sistema bancario ombra” il cui ruolo nell’economia mondiale aumenta ogni giorno e con esso il rischio sistemico, come denuncia il Fondo Monetario Internazionale.
Possiamo dunque affermare che in un futuro prossimo un imprenditore che crea e sviluppa la sua azienda tramite la rete internet, ricerchi in essa la soluzione dei suoi problemi di finanziamento, tramite il crowdfunding, piuttosto che utilizzare il canale bancario tradizionale. Per questo molte banche predispongono piattaforme internet con una serie di servizi per sviluppare una relazione virtuale con il cliente e fidelizzarlo anche nel web. Non crediamo che il nuovo che avanza sostituirà completamente il sistema bancario tradizionale, fondato su sportelli e persone: essi convivranno e amplieranno l’offerta a disposizione dei clienti.
Quali riflessi sull’occupazione nel settore bancario?
I processi di fusione tra istituti di credito previsti dai legislatori e lo sviluppo della “digital bank” sono processi che a prima vista comportano una riduzione di personale, se s’ipotizza che il mondo bancario del futuro sia quello del passato.
Nel futuro una banca assomiglierà più a Google o a Facebook o a Apple come modello di business; per questo saranno richieste nuove professionalità: avremo molti più consulenti, analizzatori di dati, informatici. Il vero valore della banca sarà l’informazione.
I dipendenti bancari dovranno essere avviati a percorsi di riconversione, pena la fuoriuscita dal settore finanziario. Un paese non può risolvere le crisi occupazionali attuando solo prepensionamenti o contratti di solidarietà. Deve investire in formazione per preparare le persone ai nuovi profili occupazionali che saranno richiesti dal mercato del lavoro. Si deve aumentare il tasso di occupazione, non attuare una sostituzione generazionale fra lavoratori, riducendo il reddito disponibile di chi esce e tenendo basso quello di chi entra nel mercato del lavoro.
La tabella rappresenta in maniera chiara e precisa l’andamento occupazionale nel settore del credito, andando oltre alla media del sistema bancario europeo.
Il numero delle filiali sta calando in maniera moto più forte e significativa rispetto alla tabella che alleghiamo in quanto i piani industriali presentati da quasi tutte le banche prevedono chiusure che in fasi molto accelerate nel corso del 2016. Inoltre moltissime banche, alla faccia della concorrenza e della loro tipicità e diversità, come riportato falsamente da tanti spot televisivi, con la creazione delle filiali “hub and spoke” o per dirla nella nostra lingua, nelle filiali leggere, il numero delle filiali e, soprattutto, la qualità del servizio offerto alla clientela viene, di fatto, subordinato ed identificato rispetto alla proprie esigenze di razionalizzazione dei servizi.