Come si contratta in tempi di crisi? Si contratta sulla crisi, ovviamente. Ma non solo. I dati di Ocsel, (l’Osservatorio sulla contrattazione di secondo livello della Cisl) evidenziano la vitalità della contrattazione anche in periodi nerissimi come quelli che l’Italia sta vivendo ormai da sette anni. Analizzando i dati di oltre 5000 accordi, tra il 2012 e il 2015 in testa alla graduatoria della frequenza con cui le diverse materie ricorrono nella contrattazione troviamo, appunto la “gestione delle crisi aziendali” con il 77%. Gli accordi tra aziende e sindacati si confermano, infatti, lo strumento più efficace per gestire le situazioni di crisi ed i percorsi di ristrutturazione e riorganizzazione.
Ma a partire dal 2015 si notano i primi segnali di inversione di tendenza, il più evidente dei quali riguarda la curva tra gestione delle crisi e contrattazione del salario: la materia “salario” dal 23% del 2012 scende progressivamente al 17% nel 2014, mentre la gestione delle crisi dal 54% del 2012 sale fino al 67% nel 2014. Nel 2015 la situazione subisce un’inversione di marcia: diminuisce la contrattazione per la gestione delle crisi, che dal 67% nel 2014 scende al 23% nel 2015, mentre la negoziazione del salario sale dal 17% nel 2014 al 30% nel 2015.
Anche se la produzione contrattuale resta ancora piuttosto contenuta rispetto al numero di accordi, dal Rapporto emergono altri interessanti segnali di tendenza, più di natura qualitativa che quantitativa e, soprattutto, su aspetti centrali per la contrattazione di secondo livello: organizzazione del lavoro e in particolare innovazione organizzativa (24%), orari 35%, welfare 38%, evoluzione responsabile e flessibile della professionalità in termini di polivalenza e polifunzionalità 30%.
La contrattazione –osserva il Rapporto- si conferma dunque un volano di produttività e di crescita economica e sociale per il paese e si potrebbe configurare in questa fase un’opportunità per un salto di qualità per uno sviluppo in quantità e qualità della contrattazione di secondo.
Accanto ad un’oggettiva esigenza di decollo della contrattazione, vi sono inoltre una serie di congiunture che potrebbero favorire tale decollo qualitativo e quantitativo. In primo luogo, la posizione unitaria di Cgil, Cisl e Uil su una proposta di nuovo sistema di relazioni industriali (presentata il 14 gennaio scorso), e successivamente l’apertura di una serie di tavoli di confronto con le organizzazioni imprenditoriali dell’artigianato, delle PMI, degli studi professionali, ai quali nei prossimi giorni si unira’ anche il tavolo con la Confcommercio.
Ma l’elemento essenziale e’ la firma del decreto sulla detassazione del salario legato ai premi di risultato e del welfare contrattuale: quest’ultima misura del governo, in particolare, è stata colta dal sindacato come una sorta di apertura di credito verso il ruolo della contrattazione. Il decreto, infatti, dando attuazione a norme inserite nella legge di stabilità. non solo ripristina una forma di incentivo fiscale alla contrattazione dei premi di risultato, ma migliora ed estende l’intervento proprio sugli aspetti di qualità della contrattazione: l’innovazione dell’organizzazione del lavoro attraverso il coinvolgimento dei lavoratori e il welfare contrattuale con una modifica strutturale del Testo Unico delle Imposte sui Redditi che amplia le materie oggetto di esenzione fiscale frutto di accordi tra le parti a livello aziendale o territoriale. In questo quadro si inserisce l’annuncio all’interno del Documento di Economia e Finanza (DEF) di intervento legislativo del governo sulla contrattazione di secondo livello.
Commenta Gigi Petteni, segretario confederale Cisl: “In tema di rinnovo del modello contrattuale, aspettiamo di sapere quale tipo di intervento il governo voglia fare. Se lo spirito è quello del Decreto sulla detassazione dei premi di risultato e del welfare contrattuale, siamo nella direzione giusta”. Illustrando i dati dell’ Osservatorio, Petteni ha sottolineato che “si tratta di dare una cornice di sostegno alla promozione della contrattazione di secondo livello orientata alla produttività attraverso la valorizzazione del lavoro. Questo è anche un obiettivo del nuovo modello di relazioni industriali contenuto nella nostra proposta unitaria. Ci aspettiamo, quindi, misure non invasive e lesive dell’autonomia delle parti sociali e che non intacchino la natura di sistema delle relazioni industriali. Quello a cui puntiamo e’ un sistema dove il contratto nazionale e la contrattazione di secondo livello devono avere ruoli finalizzati ben distinti e non sovrapposti”.
“Sulla nostra proposta – conclude Petteni – si sono già aperti molti tavoli ed altri se ne stanno per aprire. Siamo, quindi, ben oltre le dichiarazioni di buona volontà. Ci auguriamo che il governo voglia agevolare questo percorso. Interromperlo o renderlo più difficile con misure contraddittorie rispetto a quelle del decreto sulla detassazione, significherebbe bruciare questo “momento magico” per la contrattazione e sprecare un’opportunità per il recupero di produttività e di crescita economica e sociale”.