Il sistema pensionistico, nel nostro paese, è sempre stato un argomento caldo, e anche nel governo Renzi rispunta fuori a fasi alterne. In questi giorni sono state avanzate delle proposte, riaprendo il vaso di pandora delle polemiche. Una possibilità per far stare bene tutti, dall’Europa (rispetto al deficit di bilancio del nostro paese) ai pensionati di oggi e di domani, sarebbe quella della pensione flessibile finanziata attraverso un triangolo banche, Inps, pensionati.
Come ha dichiarato lo stesso ministro dell’Economia Piercarlo Padoan, l’Europa riconosce al sistema pensionistico italiano uno dei pilastri della nostra sostenibilità economica. Eppure, dopo la legge Fornero, arrivata subito dopo la crisi e varata durante il governo tecnico di Monti del 2011, intervenire sul sistema pensionistico è proprio un problema di sostenibilità. I nodi da sciogliere sono: come favorire il pensionamento per diminuire la disoccupazione giovanile, ormai arrivata al 40%, e come garantire una pensione decente ai più giovani ma anche a quelli che devono andare in pensione nel più breve tempo possibile e soprattutto con quali risorse.
All’oggi, siamo sotto il regime della riforma delle pensioni targata Fornero, che ha alzato drasticamente l’eta’ per accedere all’assegno previdenziale. Chi va in pensione con il sistema contributivo, cioè chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, lo può fare in maniera anticipata solo se raggiunge livelli decenti di reddito. Questo vuol dire che chi versa più contributi può andare in pensione, chi no deve aspettare. Ovvero, chi lavora con continuità e ha stipendi più alti. Cosa che, ovviamente, esclude le giovani generazioni, caratterizzate da retribuzioni basse e discontinuita’ nel versamento dei contributi. Per questo, secondo le previsioni del presidente dell’Inps, Tito Boeri, se non si interviene immediatamente, i giovani nati dopo il 1980 potranno andare in pensione a 75 anni. Senza contare che, nel frattempo, i giovani non potranno accedere al mercato del lavoro, ancora ‘’occupato’’ dai piu’ anziani.
Secondo il leader della Cgil, Susanna Camusso “proporre in questo modo la previsione di pensione a 75 anni è irragionevole. Rischia di sembrare un annuncio e non una criticità da affrontare, di far passare un messaggio pericoloso di sfiducia ai giovani, che reagiscono dicendo ‘allora non pago più i contributi’. E proprio per evitare questa situazione che abbiamo aperto la vertenza sulle pensioni”. Spazientita appare anche il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan che afferma: “E’ un anno almeno che sentiamo tanti annunci sul tema pensioni, anche molto contraddittori, all’interno del Governo c’è chi apre e chi chiude. Opinionisti, economisti, esperti, ognuno ha una propria formula, quella che manca è una proposta vera e concreta che si possa analizzare ed approfondire da parte del Governo che deve provvedere a creare da subito anche attraverso incontri con le parti sociali una proposta che sia compatibile non solo economicamente ma anche socialmente con la vita delle italiane e degli italiani”.
Tutti, quindi, sono d’accordo nell’intervenire sul sistema pensionistico consentendo maggiore flessibilita’ per le uscite, ma rimane pur sempre il problema delle risorse da destinare all’operazione. Ecco perchè il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo ironizza “facciamo le nozze con i fichi secchi? Qualcuno, ieri, mi ha chiesto se quella di Padoan era un’apertura. Non mi sembrava nemmeno un oblò, se non mettono i soldi nel Def.”
Ieri infatti, il Ministro dell’economia e della Finanza, durante l’audizione di fronte alla commisione bilancio di Camera e Senato per la presentazione del Def 2016, ha dichiarato che “ci sono i margini per strumenti e incentivi” da destinare alle pensioni. Questa dichiarazione è stata in qualche modo confermata questa mattina, anche dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini che ha dichiarato: “Se il costo è interamente a carico della finanza pubblica, al di là delle diverse proposte, siamo intorno ai 5 o 7 miliardi, a seconda dello sforzo, in termini di penalizzazioni, sul pensionato. Servono – ha aggiunto non a caso Nannicini – uno sforzo di creatività e soluzioni di mercato”.
Uno dei problemi principali della sostenibilità di una manovra sulle pensioni è il deficit pubblico che aumenterebbe nel momento in cui lo Stato decidesse di finanziare la riforma e inoltre gli accordi europei non lo permetterebbero. Servirebbe, quindi, una soluzione che non impatti sui conti pubblici e l’opzione all’orizzonte potrebbe essere, secondo i tecnici del governo, quella di finanziare le pensioni anticipate attraverso prestiti che dovrebbero elargire le banche ai pensionati e di cui l’Inps rivestirebbe il ruolo di garante. Quando l’Inps sarà pronta a pagare i pensionati questi dovrebbero restituire a rate il prestito versato dalle banche.