“Abbiamo superato le 9.800 firme.” A fare quest’annuncio, sorridendo, è Cesare Damiano, Pd, Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati. Siamo nella sala Stampa di Montecitorio, dove si sta concludendo, a fine mattinata, la conferenza stampa di presentazione della petizione a sostegno della proposta di legge n. 857 sulla flessibilità nelle uscite dal lavoro verso il pensionamento. All’inizio dell’incontro con i giornalisti, è stato distribuito uno stampato con il testo della petizione e un’informazione secca: sul testo, messo in rete lunedì 2 maggio, sono state già raccolte 9.564 firme. Di qui il sorriso di Damiano. Nell’ora scarsa della conferenza stampa, in calce alla petizione sono andate ad aggiungersi altre decine di firme.
Ma perché questa iniziativa? A monte di tutto c’è lo scarto fra due date. La prima data è quella del 30 aprile 2013. Quel giorno fu presentata alla Camera una proposta di legge, la n. 857 appunto, recante “Disposizioni per consentire la libertà di scelta nell’accesso dei lavoratori al trattamento pensionistico”. Siamo insomma di fronte a un testo che si propone di affrontare, e quindi regolamentare in termini concreti, la tematica relativa alla famosa flessibilità nel pensionamento di lavoratrici e lavoratori. La seconda data è invece quella del 2 maggio 2016, giornata di lancio sul sito www.progressi.org della petizione a sostegno della proposta di cui sopra. Tre anni tondi tondi, durante i quali il testo in questione ha fatto pochi progressi nel suo iter parlamentare. E sì che la 857 non è una proposta politicamente orfana. Tra i suoi primi firmatari ci sono nomi di peso, fra cui, oltre a quello di Damiano, quelli di Pier Paolo Baretta, sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze, e quello di Maria Luisa Gnecchi, capogruppo Pd alla Commissione Lavoro della Camera.
Fatto sta che, dopo che la proposta è stata assegnata alla Commissione lavoro della Camera dei deputati, si è adesso in attesa della messa a punto di un testo unificato che metta insieme la 857 con altre proposte di legge nel frattempo presentate sulla stessa materia.
Ora tre anni fra la prima presentazione di una proposta di legge e l’auspicato avvio di una fase di discussione più stringente sui suoi contenuti non sono pochi. Di qui l’idea della petizione. Un testo, promosso dall’Associazione Lavoro & Welfare, rivolto al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al Presidente del Senato, Pietro Grasso, e alla Presidente della Camera, Laura Boldrini.
Le diverse riforme attuate in materia pensionistica dal 1992 a oggi “hanno messo in sicurezza i conti pubblici”, esordisce la petizione. Tuttavia, prosegue il testo, tali riforme “hanno lasciato molti problemi aperti, sui quali è importante discutere e intervenire al più presto”.
“La manovra Fornero – è scritto ancora nella petizione – non ha previsto la fase di transizione e ha irrigidito il sistema.” Inoltre, l’allungamento dell’età pensionabile “frena l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro”. Di qui l’appello: “Sosteniamo la proposta di legge Atto Camera 857/2013 ‘Damiano, Gnecchi ed altri’ che introduce la flessibilità in uscita, consente di lasciare il lavoro con un anticipo fino a 4 anni rispetto ai requisiti previsti, con penalizzazioni accettabili, e prevede la possibilità per i lavoratori precoci di andare in pensione con 41 anni di contribuzione, a prescindere dall’età e senza penalizzazioni”.
“Il nostro scopo – ha spiegato Damiano – non è quello abolire la legge Fornero, ma quello di correggerla. Oggi, infatti, il sistema pensionistico presenta delle eccessive rigidità.” “Da questo punto di vista – ha poi aggiunto lo stesso Damiano – apprezzo le recenti dichiarazioni di Tommaso Nannicini, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, secondo cui il Governo intende affrontare la questione della flessibilità in uscita.”
“Pensiamo che siano positive le iniziative sindacali unitarie sulla previdenza, come quella promossa da Cgil, Cisl e Uil il 2 aprile scorso”, ha affermato, da parte sua, Maria Luisa Gnecchi. La quale ha poi ammesso che fra la posizione delle confederazioni sindacali, e la proposta di legge di cui lei è una dei primi firmatari, vi sono comunque delle differenze. Per i sindacati, la flessibilità in uscita dovrebbe essere infatti introdotta “senza penalizzazioni” relative all’importo degli assegni pensionistici, mentre la 857 prevede delle penalizzazioni, ancorché contenute. “Ma è comunque bene che se ne discuta”, ha detto ancora l’on. Gnecchi . “I sindacati chiedono al Governo un tavolo. Noi gli chiediamo di venire in Commissione”, ha concluso.
Nella petizione vengono citati anche alcuni aspetti particolari della questione pensionistica, ciascuno dei quali può avere però un notevole impatto sulla vita di molti lavoratori. Tra questi, la necessità di esercitare un monitoraggio della cosiddetta “Opzione donna”, allo scopo di rendere possibile l’inclusione, nel suo ambito, di altre lavoratrici. Poi, un’attenta utilizzazione delle risorse del Fondo lavori usuranti. Infine, la proposta di un meccanismo di indicizzazione per le pensioni medio-basse.
Alla conferenza stampa, oltre al Segretario generale dell’Associazione Lavoro & Welfare, Giovanni Battafarano, ha partecipato anche Vittorio Longhi, direttore di Progressi, l’Italia in movimento, una nuova piattaforma, nata a ottobre 2015, che “fa mobilitazione online per avviare un cambiamento progressista dell’economia, della politica e della società”. Al momento di chiudere questo articolo, le firme in calce alla petizione erano già arrivate a 11.086.
@Fernando_Liuzzi