L’ad dell’ Eni, Claudio Descalzi, nel corso dell’assemblea del gruppo ha annunciato la decisione di non chiudere la raffineria di Taranto, dopo il blocco della produzione in Val d’Agri che la alimentava, “per senso di responsabilità”: “Non chiudiamo Taranto per senso di responsabilità – ha detto – anche se potremmo perdere 20-30 milioni di euro su base annua perché dovremo approvvigionare l’impianto portando carichi da fuori. Tra l’altro con molte più navi e molto più inquinamento”. Dopo la fermata del centro oli di Viggiano, chiudere anche Taranto “vorrebbe dire impattare su 6.000 persone e avere un disagio profondo nella zona” ha aggiunto Descalzi, quindi “per il momento la lasceremo aperta e cercheremo di ridurre le perdite”.
E’ invece ormai segnato il destino di Versalis: “ci stiamo lavorando e siamo vicini alla cessione”, ha detto Descalzi, aggiungendo: “il problema è che prima di finalizzare voglio che ci siano tutte le garanzie sugli investimenti e sul ciclo produttivo”. Il fondo SK con cui Eni sta trattando, ha precisato Descalzi “ha 9.000 persone sulla chimica e un fatturato di 9 miliardi, quindi una volta e mezzo Versalis”.
Nel caso andasse in porto la cessione, Eni resterebbe comunque dentro la società con il 30% del capitale: ”Marghera e Porto Torres devono continuare, e ci mettiamo la faccia su questo. Vogliamo una governance in cui possiamo dire no – ha continuato – e mantenere per 5 anni gli impegni del nostro piano, per questo è un’operazione complicata”.