La sinistra PD è all’attacco: forte del ricordo del 25% dei voti conquistati nel 2013, addita l’arretramento elettorale del Partito. Ma non si limita a recriminare: indica anche, con la ponderazione che le deriva dall’eredità di Gramsci-Togliatti-Longo Berlinguer, le cause e i rimedi. Che Speranza sintetizza nell’esigenza di una “svolta sociale”: lavoro, scuola, welfare, sanità e tassa sulla casa; “riscopriamo l’umiltà dell’ascolto” e “basta dare calci ai sindacati”. Bersani di suo ci mette un monito che nel Partito di Togliatti gli sarebbe costato caro: “alle periferie non interessa il referendum: neanche sanno cosa sia”. La partita si fa seria, evidentemente; e si fa concorrenza a Grillo e a Salvini sul loro stesso terreno, con i loro stessi argomenti…
Ma è sulla reclamata svolta sociale che mi pare si debba riflettere: tutto è opinabile nel merito, ed è lecito dire che si poteva fare di più (lecito anche a chi per anni ha fatto molto meno: sono i danni collaterali della democrazia!) ma il tema dell’inclusione e del lavoro è stato, assieme a quello della riforma istituzionale, l’asse portante dell’attività del Governo. Gli 80 € vengono derubricati a “mancia”, ma in realtà è la prima vera riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente (Prodi fece una misura molto più modesta, e si gridò al miracolo…). Per la prima volta nel Paese si affrontano le crisi occupazionali con politiche di ricollocazione, e non con la Cassa Integrazione vita. Il contratto a tempo indeterminato è tornato ad essere la forma normale di assunzione, e l’occupazione è tornata a crescere (il che sembra provocare molta irritazione…).
Gli interventi di welfare contrattati a livello aziendale o territoriale sono del tutto detassati. La vituperata riforma della scuola ha portato alla stabilizzazione di decine di migliaia di precari ma, oibò, è mancata “l’umiltà dell’ascolto”. La tassa sulla casa è stata eliminata; io ho qualche dubbio, ma non mi pare che Speranza e i suoi abbiano mai detto che l’IMU è giusta perché è una patrimoniale: o meglio, hanno ribadito che la devono pagare i proprietari di castelli…
Il Governo ha puntato a spendere per favorire la crescita, quindi l’occupazione, il PIL. Gli interventi a favore delle imprese, già fatti o programmati (IRAP, IRES, superammortamento) hanno il volume di oltre 8mld.
Del resto il Governo ha in corso un confronto con la UE perché chiede di poter aumentare la spesa pubblica: una misura Keynesiana che a sinistra dovrebbe piacere.
Non riesco a vedere nelle decisioni del Governo nulla che abbia privilegiato “poteri forti” a danno di periferie e disagiati: o vogliamo sostenere che le banche vanno lasciate fallire col loro carico di depositi della gente comune e di dipendenti? Oppure che il Jobs Act ha condannato i lavoratori al precariato? Dà fastidio la consonanza con Marchionne? Eppure si erano lodati i “capitani coraggiosi”… Turba la riforma della Costituzione? Eppure la Bassanini era rappresentata come una conquista…
Mi pare che dietro le minacciose esortazioni all’ascolto (di Speranza e dei sindacati, pare di capire) non ci sia una proposta alternativa concreta circa i contenuti della “svolta sociale”, ma unicamente la rivendicazione (legittima, per carità) di contare qualcosa.
La cosa peggiore, a mio avviso, è che il vuoto pneumatico di idee circa appunto i contenuti della svolta sociale viene colmato implicitamente rimandando alle rivendicazioni dei sindacati, ai quali peraltro da tempo la “ditta” ha delegato giurisdizione sulle scelte in materia di politiche economiche. E le rivendicazioni sindacali, per quanto del tutto lecite, non riguardano assolutamente le periferie e i disagiati: si preoccupano di chi ha il lavoro ma vorrebbe andare in pensione, di chi ha un contratto stabile e vuole rinnovarlo, di chi vuole evitare che nel pubblico impiego vengano introdotti criteri meritocratici; e naturalmente di chi è già in pensione.
Farebbe chiarezza un confronto su una proposta concreta, credibile, di “svolta sociale”; ma ho idea che interessino di più il pensionamento anticipato e la modifica della legge elettorale. Vedremo se mi sbaglio…
A pensà maa sa fa pecaa, però sa sbaja minga