L’estate è, per definizione, la stagione dei corteggiamenti. Non sembrano far eccezione il governo e le parti sociali, nella ultime settimane impegnati in una danza di incontri che ricorda parecchio la più tradizionale delle strategie di conquista. Ma andiamo con ordine. Domenica 10 luglio, a Serravalle Pistoiese, c’e’ stato il primo dibattito pubblico tra Susanna Camusso e Vincenzo Boccia. Occasione, la festa della Cgil che si tiene nella cittadina toscana da vent’anni, inaugurata peraltro nel 1996 da un faccia a faccia tra l’allora segretario Sergio Cofferati e l’ancor vivente patron della Fiat, Gianni Agnelli. Cosa si sono detti, davanti alla platea del sindacato, Camusso e Boccia? Sostanzialmente, poco di concreto, ma a contare sono soprattutto i segnali. E il segnale, in questo caso, era di una certa armonia tra la segretaria della Cgil e il nuovo presidente di Confindustria. Il quale, tra l’altro, interpellato dal moderatore Francesco Manacorda sul futuro della trattativa per il rinnovo del contratto metalmeccanico e sul ruolo di Federmeccanica, ha elegantemente svicolato parlando d’altro ( e tra poco vedremo perché anche questo “svicolare” e’ significativo).
Il giorno successivo, lunedi 11 luglio, il secondo evento di peso: un convegno organizzato dalla Cisl, al quale ha partecipato, in veste di ospite d’onore, Maria Elena Boschi. Il potente ministro delle Riforme, nonchè braccio destro di Matteo Renzi, ha duettato in perfetta sintonia con la segretaria del sindacato di Via Po, Anna Maria Furlan, arrivando a riconoscere che “la Cisl si è messa sempre tra coloro che innovano, tra coloro che cercano di andare avanti sulla strada delle riforme e non tra i conservatori, tra coloro che ritengono invece che tutto vada bene così com’è e non hanno interesse a cambiare”. Furlan ha ricambiato la cortesia, sponsorizzando la riforma costituzionale elaborata dalla stessa Boschi: “il paese ha bisogno di assetti istituzionali e tempi legislativi certi”, ha detto la leader Cisl, e non “dell’instabilità che scaturirebbe da un eventuale fallimento della riforma stessa”.
Arriviamo a mercoledi 13 luglio, ed ecco la terza sorpresa: un convegno della Uil, organizzato presso la sede del sindacato in Via Lucullo, con ospite d’onore l’altro braccio destro del premier, Luca Lotti. Il quale, dopo aver fatto professione di umiltà (“il nostro impegno è costante, ma non tutto ci viene bene, nessuno ha la bacchetta magica, dobbiamo fare anche po’ di autocritica”) rivolto alla platea dei sindacalisti ha detto: “E’ importante ascoltarsi, capire, darsi una mano nell’interesse comune e trovare soluzioni, per lasciarci alle spalle l’austerità e portare il paese fuori dalla crisi”. Un segno di attenzione talmente importante da far osservare a Carmelo Barbagallo, cui non manca l’ironia, che se fino a qualche tempo fa il governo ignorava totalmente il sindacato ora lo ‘’cura’’ fin troppo: “Prima non c’era possibilità di ascolto, ora abbiamo un eccesso di tavoli: almeno la crisi dei falegnami l’abbiamo scongiurata’’.
Infine: nel week end appena trascorso ha avuto luogo un altro giro d’incontri importanti, ed è quello che si e’ svolto nella tre giorni della Summer School organizzata a Rimini dal parlamentare Pd, ed ex dirigente Cgil, nonché ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano. Tra gli ospiti: ancora Susanna Camusso, assieme a Tommaso Nannicini, sottosegretario alla presidenza del consiglio e capo della cabina di regia economica di Palazzo Chigi, e al ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Temi in discussione: lavoro, pensioni, welfare, contratti. Cioè tutti i temi caldi e causa di tensioni tra governo e parti sociali.
In mezzo a questi “corteggiamenti”, però, c’e’ da segnalare un altro appuntamento cruciale, e cioè l’assemblea dei delegati di Cgil, Cisl e Uil del 12 luglio scorso a Roma. Occasione in cui dai leader dei tre sindacati sono venute una richiesta e una minaccia. La richiesta, rivolta sia al governo sia a Confindustria, è lo sblocco immediato delle trattative per i rinnovi contrattuali, a partire da metalmeccanici e dipendenti pubblici. La minaccia, conseguente, è che in caso la richiesta non sia accolta in autunno ci sarà una mobilitazione unitaria dei sindacati, che non escluderà lo sciopero generale.
Quali conclusioni si possono trarre da questa girandola di eventi? La prima, scontata: Renzi è alla ricerca di alleanze in vista del cruciale appuntamento di autunno col referendum, e pertanto, dopo aver trascurato, quando non insultato, i sindacati, adesso, come si dice a Roma, se li ‘’alliscia’’, inviando i suoi più stretti collaboratori ai vari convegni per diffondere sorrisi e promesse. La seconda considerazione, più sottile, è che proprio per via della delicatezza dell’appuntamento referendario, sarebbe un disastro se i mesi autunnali fossero funestati da proteste sindacali di vario genere. Dunque c’e’ da aspettarsi che nelle prossime settimane sia il governo a esercitare una sorta di moral suasion sugli industriali perché i contratti imbocchino la strada giusta? Possibile, certo. Ma del resto, anche la stessa Confindustria potrebbe aspirare a uscire dall’impasse senza eccessivi traumi: sia perché, dopo aver dato un fin troppo entusiastico endorsement alla riforma costituzionale e al referendum, sarebbe assurdo metterne a rischio l’esito fomentando un clima sociale già surriscaldato, sia perché, soprattutto, ha in vista un obiettivo più succoso, cioè la riforma del sistema contrattuale e delle relazioni industriali nel loro complesso. Su questo tema, Boccia ha già avviato i primi abboccamenti con i leader di Cgil, Cisl e Uil (lo stesso appuntamento di Serravalle rientrava in questo quadro) e un nuovo incontro e’ già fissato a fine mese.
E qui veniamo a quanto abbiamo accennato all’inizio, cioè la “non risposta” del presidente di Confindustria alla domanda sul contratto e su Federmeccanica che gli è stata rivolta alla festa della Cgil. Forse gli industriali metalmeccanici si aspettavano che in quell’occasione Boccia facesse propria la loro posizione, difendendone le ragioni e l’intransigenza dalle critiche di Susanna Camusso, ma questo non è avvenuto. Così, Federmeccanica si e’ “difesa” da sé: all’indomani del dibattito Camusso-Boccia, ha preso carta e penna e steso una nota stampa molto dura, per smentire l’accusa di non voler fare il contratto lanciata dalla leader Cgil a Serravalle. Iniziativa alquanto irrituale, che tuttavia Federmeccanica ha replicato due giorni dopo, diffondendo un’altra nota stampa, ancor più pesante, contro Anna Maria Furlan, a sua volta “rea” di fare ‘’disinformazione’’ sul contratto dei meccanici.
Queste due uscite, notevolmente sopra le righe, sembrerebbero dimostrare che un certo nervosismo stia montando nella Federazione degli industriali meccanici. E del resto: dopo otto mesi di (pseudo) trattativa con i sindacati, il cosiddetto Rinnovamento contrattuale non solo non è arrivato in porto, ma non ha fatto nemmeno un passetto avanti, mentre l’unico risultato tangibile -come si osserva ormai anche in diversi ambienti imprenditoriali- è stato quello di ricompattare Fiom, Fim e Uilm. Volendo riportare il tutto alla metafora iniziale dei corteggiamenti estivi, si potrebbe osservare che per Federmeccanica, a questo punto, rischia di profilarsi il destino di quei ragazzi poco socievoli che nessuno invita alle feste in spiaggia, destinati a restare soli mentre gli altri si divertono. Fuor di metafora: mentre il governo e le parti sociali tornano a parlarsi, ricucendo faticosamente – e certamente con qualche compromesso- il filo di rapporti interrotti da troppo tempo, c’e’ da chiedersi quanto spazio ci sia ancora per posizioni irriducibili che impediscono il lieto fine.
Resta tuttavia che gli amori estivi raramente reggono la prova dell’autunno. Vedremo se quello tra governo e parti sociali farà eccezione, se sopravvivrà al ritorno delle vacanze, dando inizio a una relazione seria e stabile, di cui il paese ha molto bisogno. O se, invece, finirà per sciogliersi nel solito mare di lacrime e recriminazioni che segue ogni delusione dei sentimenti.
Nunzia Penelope