“Il contratto viene dato da molti per fatto, leggo sui giornali che ormai e’ tutto in discesa. Ma io non ne sono convinta: credo invece che ci sia ancora molta strada da fare, e non in discesa”. Esordisce cosi Susanna Camusso, nel suo intervento al comitato centrale della Fiom, convocato per fare il punto sulla trattativa con Federmeccanica sul rinnovo del contratto. La partecipazione del segretario generale al parlamentino dei metalmeccanici e’, di per sé, un evento che non si verificava da tempo. Ma il momento, come si dice, e’ grave e serio: in ballo, infatti, c’e’ molto più del contratto dei meccanici, c’e’ l’esistenza stessa dei contratti nazionali. Lo dice esplicitamente Camusso: “ per noi rinnovare i contratti nazionali e’ fondamentale. Al di là del merito, e’ necessario dimostrare ai lavoratori che il contratto nazionale esiste, e che il suo ruolo resta quello di tutelare il salario, e, quando possibile, aumentarlo”. Ma tutte le alchimie che le imprese hanno proposto nel corso della trattativa dei metalmeccanici – decalage, assorbimento, ecc- dicono una sola cosa: “che si può programmare, invece, la riduzione del salario”.
“Per la prima volta – osserva Camusso – rischia di determinarsi una condizione per cui non e’ piu’ scontato che sia il contratto nazionale il principio regolatore del rapporto di lavoro”. Se lo schema e’ “mettere le aziende in condizione di fare tutto loro”, ciò che rappresenta un vincolo, e quindi anche il contratto, va eliminato. Pesa, inoltre, il mood di un paese che in otto anni di crisi ha visto crescere le contrapposizioni sociali, “alimentate dalla favoletta’’ per cui i ‘’garantiti’’ , cioè coloro che dispongono di un lavoro contrattualizzato, “dovrebbero accontentarsi di questo, tanto più se messi a confronto con i giovani costretti a fare i rider in bici per due euro a consegna”. Distorce la prospettiva anche la stessa politica economica nazionale, “che continua a vedere nei salari uno strumento di controllo dell’inflazione, mentre sappiamo bene che oggi il problema e’ opposto: avremmo bisogno di farla crescere, l’inflazione’’.
“Quindi – insiste il segretario generale della Cgil- per noi oggi e’ fondamentale rinnovare i contratti. Al di là del merito, occorre dimostrare ai lavoratori che il contratto nazionale esiste e ha un ruolo preciso”. Il tema in discussione, insomma, e’ la natura stessa del contratto: quello dei metalmeccanici, infatti, influenzerà i successivi e poi la stessa trattativa con la Confindustria per la riforma del modello contrattuale. Per questo, e’ indispensabile che sia fatto nel modo giusto: dando così “una mano a tutti gli altri”, e “lasciando libero” il terreno per la trattativa interconfederale che seguirà. Sapendo che, al momento, Confindustria non ha in mano alcun modello da proporre: “se non apre la trattativa non e’solo perché aspetta il contratto dei meccanici, ma perché sa che non c’e’ una base di intesa possibile, al momento”
Inoltre, con l’accordo dei metalmeccanici andrà anche sanata la stagione di accordi separati: “Abbiamo tutti una grande responsabilità – osserva Camusso- e quando Federmeccanica dice che o si fa il contratto con tutti o non si fa, credo sia sincera. Ha capito, finalmente, che c’e’ anche un problema di rappresentatività. Problema che tra l’altro hanno anche le imprese. Quindi, bene se nel contratto nazionale ci saranno anche le regole sulla rappresentanza”.
Nel merito dei contenuti dell’ eventuale accordo, poi, c’e’ da affrontare il nodo del rapporto tra welfare pubblico e welfare contrattuale: va chiarito quali sono le materie da inserire in questo capitolo, “che non può essere un baratto rispetto al salario”. Il rischio e’ quello di alimentare operazioni commerciali a base di buoni benzina, farne un terreno di affari d’oro per le assicurazioni, o per aziende nate appositamente per fornire ‘’pacchetti welfare’’ inzeppati di buoni spesa o buoni palestra –sotto- casa. Col risultato finale di depauperare il welfare pubblico a favore di quello privatistico.
E tuttavia, riconosce Camusso, ‘’ai lavoratori questa cosa piace molto, da’ loro l’idea che copra le carenze del servizi pubblici, che sia più generoso di quanto sarebbe un aumento retributivo”, anche grazie alla detassazione decisa dal governo nella legge di bilancio. Dunque, non si può fermare l’onda, ma occorre, almeno, guidarla, indirizzarla. E anche da questo punto di vista, il contratto dei meccanici, con i suoi 160 euro annui promessi da Federmeccanica sotto la voce di ‘’polizza sanitaria’’, potrebbe essere uno spartiacque importante.
Per questo, la minaccia della federazione delle aziende metalmeccaniche di fare marcia indietro proprio sul capitolo welfare se i sindacati insisteranno sul recupero totale dell’inflazione, crea un problema non da poco e rischia di richiedere tempi assai più lunghi del previsto per la conclusione. Camusso, intanto, oggi ha indicato chiaramente qual e’ la missione: difendere il contratto nazionale, col suo ruolo intatto di difesa del salario. Sapendo però, nel contempo, che c’e’ molta attesa su questo rinnovo, “e pertanto qualcuno sicuramente dirà che si poteva fare meglio, o che sarebbe meglio far saltare il banco”. Ma c’e’ da salvare il contratto, prima di tutto. E dunque, anche le critiche vanno messe fin d’ora nel conto.
Nunzia Penelope